KIMONO. Rifessi d’arte tra Giappone e Occidente è il catalogo della mostra organizzata dal Museo del Tessuto di Prato, con la collaborazione del Museo della Moda e delle Arti di Gorizia, che ha ottenuto il prestigioso patrocinio dell’Ambasciata del Giappone in Italia. In mostra cinquanta Kimono, tra maschili e femminili, della prima metà del ‘900 dell’esclusiva collezione privata Manavello che, insieme a xilografi e, stampe, quadri e tessuti provenienti da importanti collezioni e da inedite raccolte del Museo del Tessuto, documentano l’evoluzione delle relazioni economiche e culturali tra Europa e Giappone che iniziano alla metà del Cinquecento e arrivano nel tempo a contaminare i settori dell’arte e della moda di entrambi.
Il volume racconta di Franco Battiato, una delle icone più rappresentative della musica e della cultura italiana, attraverso le parole di Giusto Pio, il musicista a lui legato in un fecondo sodalizio grazie al quale sono nati album discografici come L’era del cinghiale bianco e La voce del padrone, entrati nell’immaginario collettivo degli Italiani. Questa testimonianza d’eccezione ci riconduce agli anni 1970-1980, alla genesi di quelle musiche da tutti amate, mostrate dal suo interno attraverso lo “sguardo” di chi ne fu artefice e co-autore insieme a Battiato. Giusto Pio e Franco Battiato furono alleati, grandi amici complici e sodali. Esploratori di universi artistici in continuo mutamento, sensibili agli input che in quei tumultuosi anni provenivano sia dall’Occidente sia dall’Oriente, riuscirono a fonderne con libertà creativa i punti cardinali spaziando fra musica sperimentale, improvvisazione, musica classica, opera, teatro e naturalmente musica pop.
Stefano, figlio di Giusto Pio, autore del libro, musicista e testimone diretto degli eventi in esso riportati, fornisce la corretta cornice storica di questo magico sodalizio: attraverso l’immediata semplicità dei fatti ci racconta come e perché Battiato e Pio, con la loro singolarità artistica, abbiano lasciato un’impronta indelebile nella canzone popolare italiana, determinandone una svolta epocale.
Il tango è un canto, il tango è una danza, il tango è un gesto elegante. Una voce portata dal vento vola su ali di gazza e sussurra una storia, una delle tante che fluttuano nella pancia del mondo. Racconta. Cosa? Narra di una città priva di luce, di suoni, di respiri, un luogo dove nessuna ala d’uccello taglia l’aria e dove le parole degli uomini non hanno più sapore e colore. Una sola casa accende la via, una donna sola abita la casa. La donna, rose e gigli le profumano la gonna, cova in cuore una speranza: per una volta ancora ballare la vita. E una notte un vento superbo soffi a lontano i rimpianti, i dolori, la casa, la donna e la sua veste a fiori. Si ode soltanto un concerto di foglie, si leva soltanto una musica lenta. Dal niente un uomo avanza, invita la donna a un passo di danza. Un ballo dolce, malinconico, struggente. Un ballo in coppia, una movenza dolce e amara. Dura una vita, dura un niente. E l’uomo e la donna danzano, persi in un unico abbraccio. Anche lo scrittore e l’illustratrice paiono danzare in questo albo originale, un libro illustrato destinato a un pubblico che va dai bambini agli adulti, che amano le parole che fanno musica e le illustrazioni che accendono colori.
Alfredo Stoppa è uno scrittore che in pochi anni conquista uno spazio di rilievo nell’ambito dell’editoria per ragazzi, con riconoscimenti a livello internazionale. Come autore ha all’attivo una cinquantina di libri pubblicati ed è membro di giurie letterarie. Tiene corsi di scrittura per insegnanti e laboratori per bambini e ragazzi.
Alessandra Cimatoribus è un’illustratrice italiana. I suoi lavori sono stati presenti nelle più importanti mostre del settore, tra cui: Fiera del Libro per Ragazzi di Bologna, Mostra Internazionale dell’illustrazione di Sarmede, Mostra della American Illustrators Society, New York, International Board On Books for Young People, Rio De Janeiro, Itabashi Art Museum, Tokyo.
Ugo è partito da Maserada di Piave, un paesino della provincia veneta con due valigie dignitosamente piene di niente. Ha intrapreso un viaggio lungo il quale ha imparato, amato, scoperto, lavorato, studiato. Ha navigato sulle acque agitate della storia facendone parte e plasmando la sua vita agli eventi del mondo. Un viaggio attraverso il secondo conflitto mondiale nella provincia di Treviso, la rinascita nell’Europa del dopoguerra, l’effervescenza democratica della New York degli anni ’60, la Milano degli anni di piombo e poi quella da bere che è annegata in Mani Pulite. Ha incontrato persone straordinarie e molto ordinarie delle quali però ha saputo sempre cogliere l’essenza. L’epopea della Storia ha accompagnato la sua storia personale che da cameriere italiano lo ha trasformato in un banchiere internazionale. Nulla era uguale, solo il sorriso, quello con qui è arrivato qui a raccontarsi è lo stesso con cui in bicicletta andava a scuola lungo strade sterrate della sua terra.
Ugo «Hugo» Cimenti dopo la guerra e una lunga gavetta come cameriere nelle navi da crociera è stato alto funzionario della Bankers Trust prima e dell’American Express poi. Oggi vive tra la Florida e Treviso dove scrive e gioca a golf.
Fragmenta, rivista annuale di studi e ricerche di scienze storico-artistiche e archeologiche, che raccoglie contributi inediti inerenti alla storia dell’arte, all’architettura, all’archeologia, al restauro e all’economia dei beni culturali su Treviso e il suo territorio, pubblica il secondo numero.
Fragmenta 2 si apre con un’indagine archeologica sui possibili confini tra Bellunum (Belluno) e Tarvisium (Treviso) in epoca romana, in particolare verso il municipium di Opitergium (Oderzo). Il secondo saggio pone l’attenzione sul capitano Basilio Lasinio (1766- 1832), un artista trevigiano tra gli ingegneri geografi di Napoleone, e sul tema dell’intreccio fra arte e cartografia. Segue un attento studio archivistico su Villa Sandi che permette di ricostruire le vicende costruttive di questo bellissima “casa dominicale” eretta alla fine del Seicento a Crocetta del Montello. Quindi si propone la ricomposizione virtuale della trecentesca arca funebre di Nicolò Tempesta, collocata nella chiesa di San Francesco a Treviso, che con le devastazioni napoleoniche venne smontata e posta a Noale. Due contributi sono nati dallo studio del ricchissimo archivio di Luigi Coletti (1886-1961): il primo ricostruisce gli studi condotti dall’illustre storico dell’arte trevigiano su Lorenzo Lotto, mentre il secondo si concentra sul dibattito che portò all’allestimento in chiave moderna della Pinacoteca di Treviso dopo la Grande Guerra. Infine, grazie ad un’attenta lettura di documenti d’archivio, l’ultimo contributo ripercorre la storia di uno dei rami della nobile famiglia Rover e del suo palazzo a San Leonardo a Treviso.
La sintesi dei linguaggi artistici è un dono che un po’ la natura, un po’ la fortuna consentono solo a pochi eletti. Piero Zuccaro è uno di questi rari esemplari d’artista. La sua capacità di mettere in relazione poesia, musica, letteratura e arti figurative diventa la cifra per entrare nel suo immaginario visivo, dove la meditazione diventa materia e la materia si scioglie nella leggerezza polifonica della “creazione poietica”. L’ombra ispiratrice e visiva di un gigante della passione musicale come Franco Battiato diventa il sigillo di questa suggestiva meditazione visiva. Il volume raccoglie il lavoro artistico di Zuccaro con oltre quaranta opere tra olii, pastelli e grafiche.
Territorio d’antichi insediamenti umani, posto nei pressi dei fiumi Vallio e Meolo (in antico, chiamato Pero) e non molto lontano dal corso del Piave, Rovarè richiama nel suo stesso nome l’esistenza di antiche estensioni boschive di roveri, in gran parte possedute sin dalla metà del X secolo dall’abbazia benedettina di S. Maria di Pero (attuale Monastier), che qui esercitò per secoli la sua giurisdizione ecclesiale.
Antiche leggende collegano la storia di questi luoghi alle origini cristiane di Treviso. Le carte rivelano una sorprendente vitalità comunitaria, intessuta di rapporti tra i monaci, i parroci, i signori locali che qui costruirono cinque grandi ville e soprattutto le famiglie contadine del posto. La vita devozionale organizzata nelle confraternite costituiva la più rilevante forma di coesione comunitaria, capace di formare e far accrescere l’identità collettiva attorno all’organizzazione ecclesiale, anche grazie alla dedizione di grandi personalità di parroci locali. Le trasformazioni avvenute nel XX secolo, con il nuovo protagonismo dei ceti popolari, con i grandi avvenimenti quali furono le due drammatiche guerre mondiali, hanno visto il paese di Rovarè dotarsi sempre più di utili servizi collettivi, continuando così a dare vitalità a quello spirito di collaborazione comunitaria che ha contraddistinto l’animus dei Rovaresi anche nei secoli precedenti.
Ivano Sartor (Biancade, 1953), storico, socio ordinariodell’Ateneo di Treviso e dell’Istituto per la Storia delRisorgimento, dal 2003 al 2020 ha avviato e diretto gliArchivi Contemporanei di Storia Politica. Ha pubblicatopiù di cento titoli, dedicati soprattutto alla storia delleIstituzioni e delle comunità trevigiane e veneziane.
Carlo Scarpa (1906-1978) e Sekiya Masaaki (1942- 2002): l’opera dell’architetto italiano emerge e si mescola al variegato mondo del fotografo giapponese, fatto di architettura ma anche di altre attività, come la promozione di talenti fotografici. È il caso di Hattori Aiko, autrice di un vasto reportage nella Tokyo degli anni ’80, presentato nel libro in un’accurata selezione e con un testo introduttivo.
Il libro presenta inoltre sezioni fotografiche dedicate ai lavori condotti da Sekiya ad Angkor, in Cambogia; a Vienna, tra gli edifici di Otto Wagner, e in Italia per l’ultimo grande lavoro nel quale si era cimentato prima della morte, rimasto incompiuto: la ripresa fotografica dell’opera di Carlo Scarpa, che qui viene presentata per la prima volta in un’ampia selezione. A partire dalle fotografie di Sekiya, una serie di scritti ripercorrono lo spazio e i temi dell’architettura scarpiana, soprattutto della Tomba Brion, opera centrale sulla quale lo stesso Sekiya focalizzò la sua attenzione. Il lavoro d’archivio ha riportato alla luce non solo le fotografie scattate nel corso degli anni, ma anche il materiale di preparazione, le prove e le correzioni fatte, stampe e disegni che hanno permesso d’individuare nuovi e più profondi legami tra Sekiya e la famiglia Scarpa. Intrecci ripetuti, quindi, legano la vita e l’opera di Carlo e Tobia Scarpa a quelle di Sekiya, il fotografo del lontano Oriente.
Il libro, una co-edizione Fondazione Benetton Studi Ricerche–Antiga, accompagna e amplia i contenuti della mostra che con il medesimo titolo è aperta dalla Fondazione Benetton Studi Ricerche nella sua sede di Ca’ Scarpa, a Treviso, dal 15 aprile al 16 luglio 2023.
A 30 anni dall’ultima grande mostra trevigiana e a 75 dalla prima, il Museo “Luigi Bailo” di Treviso, con la curatela di Fabrizio Malachin e Nico Stringa, propone una nuova retrospettiva articolata in cinque sezioni su Arturo Martini (Treviso 1889 – Milano 1947), dal titolo Arturo Martini. I capolavori: una mostra mai tentata prima, con opere – per dirla con le parole di Martini – che “pesano tonnellate e sembrano leggere come una piuma”.
Il volume omonimo è una imperdibile occasione per percorrere tutte le fasi della produzione artistica dello scultore trevigiano e per gli studiosi per formulare il nuovo punto sugli studi martiniani, evidenziando il ruolo e la modernità di Martini nella scultura europea del Novecento. 280 opere dello scultore, provenienti da collezioni pubbliche e private, dal Piemonte alla Liguria, da Roma a Lugano. Tra esse i più importanti Musei di arte moderna, per citarne alcuni Ca’ Pesaro, Galleria Nazionale di Roma e di Bologna, Galleria del Novecento di Firenze, fino al Museo Martini di Vado Ligure e Savona.
Il volume Virgilio Milani e l’arte del ‘900 in Polesine è il catalogo della mostra omonima aperta dal 25 marzo al 19 giugno 2023 presso Palazzo Roncale di Rovigo: un tributo al più importante scultore rodigino del Novecento. Un’occasione per conoscere un artista che ha vissuto i cambiamenti e le tensioni di quasi un secolo d’arte e, pur rimanendo entro i confini della “sua” Rovigo, ha saputo interpretare il nuovo che si andava sviluppando nel mondo internazionale dell’arte in suo personalissimo sentire.
La mostra-libro indaga l’opera dello scultore rodigino, inquadrandola nelle vicende artistiche del suo tempo in Polesine. Con Milani – la cui figura funge da fil rouge nell’esplorazione dell’arte del “secolo breve” in Polesine – sono raccontati altri artisti illustri, come Mario Cavaglieri, Leone Minassian, Edoardo Chendi, fino ad arrivare a Paolo Gioli, che di Milani è considerato l’erede.
Virgilio Milani (1888-1977) potrebbe essere definito come un “gigante schivo”. Gigante perché nell’ambito della sua arte, la scultura, fu certamente un grande. Schivo, nel senso di non protagonista, perché, per carattere e scelte personali, si mantenne sempre fuori dall’agone nazionale e internazionale dell’arte, scegliendo di non uscire dal suo Polesine.
Mostra a Palazzo Roncale (Rovigo) aperta al pubblico dal 25 marzo al 19 giugno 2023