Gli affreschi con le “Storie di Sant’Orsola”, dipinti da Tomaso da Modena tra il 1355 e il 1358 circa, furono salvati dalla totale distruzione dall’abate Luigi Bailo che, individuato il ciclo pittorico all’interno della chiesa di Santa Margherita in parte ricoperto dalla calce, fece bloccare i lavori di demolizione della stessa chiesa. Il ciclo di affreschi, staccati nel 1883 e musealizzati all’interno della chiesa di Santa Caterina a Treviso, narra la storia della principessa Orsola, figlia del re cristiano di Bretagna, chiesta in sposa dal principe d’Inghilterra, figlio di un re pagano – secondo la Legenda Aurea – e martirizzata ad opera degli Unni. Il volume, riccamente illustrato, documenta il recupero di un prezioso patrimonio pittorico restaurato completamente nel 2008. Nei saggi degli studiosi che corredano il ricco apparato fotografico si ricostruiscono le vicende storiche occorse nei secoli a queste opere, che hanno rischiato di essere perdute per sempre; si ripercorre puntualmente l’ultimo intervento di restauro e ci si sofferma infine sulle figure di Sant’Orsola e dell’autore Tomaso da Modena, che si è espresso qui in uno dei capolavori assoluti del Medioevo trevigiano.
Questo volume, dedicato al lettore curioso e amante di Venezia, raccoglie gli interventi di un primo ciclo di incontri, promosso dalla Delegazione FAI di Venezia, di storie di personaggi che, sedotti o, meglio, “stregati” dalla città lagunare, hanno vissuto a Venezia tra la fine dell’Ottocento e la prima metà del Novecento, legando il loro nome a precise dimore e lasciando tracce profonde nella città. È una Venezia ricca di novità e di progetti (la Biennale d’Arte, la Mostra del Cinema, le prime industrie…), la Venezia ridiventata internazionale dopo l’annessione al Regno d’Italia, meta di personaggi del gran mondo e intellettuali snob.
– Alexander Wolkoff-Mouromtzoff. Un pittore e scienziato russo in laguna – Una lunga (in)fedeltà. Vite veneziane e non di Henri e Marie de Régnier – Annina Morosini. “La bellezza vivente” – Enid e Henry Austen Layard. Collezionismo e mondanità a Palazzo Cappello – Un intreccio anglo-veneziano. La scala quattrocentesca di Helen D’Abernon – Le molte vite di Ca’ Giustinian dei Vescovi – Frederick Rolfe, Baron corvo. Un eccentrico alla ricerca dell’altrove.
La storia dell’antica Pieve di San Pietro di Feletto con le sue decorazioni ad affresco è un esempio significativo della millenaria stratificazione culturale che riguarda il Veneto: il ciclo di affreschi del Credo e del Cristo della Domenica rappresentano infatti un elemento iconografico assai raro in Italia e più diffuso invece nell’Europa centro-orientale. L’elegante volume rappresenta la prima guida a uno dei gioielli artistici della Marca Trevigiana, la cui costruzione risale all’VIII secolo. La chiesa fu ampiamente decorata nel corso dei secoli con preziosi cicli affrescati, recentemente sottoposti a un importante intervento di restauro che li ha restituiti all’originario splendore. Il testo di Giorgio Fossaluzza – corredato dalle splendide immagini delle opere d’arte fotografate dall’occhio esperto dei fotografi Elio e Stefano Ciol – guida con chiarezza espositiva e con ricchezza di dettagli il visitatore curioso alla storia e all’interpretazione delle opere d’arte conservate all’interno della pieve felettiana.
Il Premio Internazionale Carlo Scarpa per il Giardino promuove annualmente una campagna di attenzioni verso un luogo particolarmente denso di valori di natura, di memoria e di invenzione, contribuendo a elevare e diffondere la cultura di “governo del paesaggio”; si propone come occasione e strumento per far conoscere, al di là dei confini delle ristrette comunità di specialisti, il lavoro intellettuale e manuale necessario per governare le modificazioni dei luoghi, per salvaguardare e valorizzare i patrimoni autentici di natura e di memoria.
Per la prima volta quest’anno la Fondazione Benetton Studi Ricerche in collaborazione con Antiga Edizioni propone al mercato librario la pubblicazione dedicata al luogo designato dal Premio Carlo Scarpa, il villaggio Taneka Beri in Benin.
Dal lontano 1935, anno della sua nascita, lo stadio “Menti” è lo specchio di Vicenza. In 75 anni è stato teatro delle vittorie del Lanerossi prima, delle gesta di Paolo Rossi e Roberto Baggio poi. Ma non si tratta solo di calcio: qui c’era una pista di atletica e qui si gareggiò per il Giro d’Italia, ai tempi di Coppi e Bartali. Gli applausi raccolti al Menti sono stati indirizzati anche a tanti big della canzone come Baglioni, Dalla, Ramazzotti e gli Oasis; e non si può certo dimenticare la storica visita di papa Wojtyla. Anche se il nuovo Piano regolatore ne prevede l’abbattimento, il “Menti” resta un “luogo del cuore” per Vicenza, come ha certificato il Fai nel suo referendum sui siti più amati dagli italiani, e come ogni vicentino sa. Questo libro, ampiamente illustrato, racconta gli avvenimenti più importanti che hanno reso il “Menti” uno dei simboli del capoluogo berico.
Questo singolare volumetto, riccamente illustrato, prende spunto dalla classica colazione italiana, cornetto e cappuccino, per raccontare la storia di questi due prodotti legati alla regione Veneto. Partendo da Venezia e dai suoi scambi commerciali e culturali, viene raccontata la storia del caffè e dei cafè e s’incontrano personaggi come frate Marco d’Aviano, l’"inventore" del cappuccino e il medico Prospero Alpini, primo ad aver importato dal mondo arabo "l’acqua negra" in Europa e il cui successo fece fiorire i cafè, locali simbolo dell’Illuminismo. Legata all’Oriente è anche la storia del cornetto che, contrariamente a quanto si pensi, non è di origine francese bensì austriaca, creato dai panettieri viennesi in onore della vittoria sull’esercito ottomano (da qui la forma a mezzaluna). Questi due prodotti sono stati adottati dalla nostra cultura con opportune variazioni regionali, come la brioscia siciliana e il ciprèn di Parma fortemente voluto da Maria Luigia moglie di Napoleone Bonaparte, entrando così nella nostra quotidianità.
Se il cane è il migliore amico dell’uomo il gatto, nonostante tutto, sembrerebbe il migliore amico dell’uomo vicentino… “Vicentini magnagati”: un’etichetta che resiste da tempo, anzi da secoli!, un marchio cucito addosso a una città che lo esibisce, anche, con fierezza. Per capire come, quando e perché questo detto sia nato, Antonio Di Lorenzo srotola un gomitolo che si dipana dal Rinascimento fino alle recenti polemiche animaliste, dalle leggende popolari alle affollate rappresentazioni teatrali. E che l’amico a quattro zampe sia ormai un vicentino a tutti gli effetti lo dimostrano le decine di associazioni, soprattutto sportive, che hanno fatto di un musetto coi baffi la propria mascotte. Come nel “Giro del Gato”, rivisitazione berica del gioco dell’oca, partendo da quella a volte fastidiosa nomea ci si ritrova tra aneddoti curiosi e si percorre in ogni direzione un innegabile aspetto dell’identità vicentina.
Ristampati a grande richiesta i primi due titoli di Maria del Popolo dedicati all’arte del “reticello antico”, un’elaborata tecnica di ricamo che risale alla fine del XV secolo, tenuta in vita dal paziente lavoro delle donne che lo tramandano di generazione in generazione. Questo secondo volume sviluppa nuove proposte e nuovi motivi a reticello, introducendo un’altra interessante tecnica di ricamo: il filet. Partendo sempre dalla preparazione della rete a reticello e di quella a filet, l’autrice propone sedici eleganti motivi sempre ben illustrati in altrettante schede tecniche, seguite dall’esposizione di lavori finiti, dove si riportano i commenti di quanti seguono con ammirazione le prodezze dell’abile ricamatrice.