Prealpi bellunesi e trevigiane – Cansiglio e Alpago – Dolomiti bellunesi – Alpi feltrine – Piani Eterni e Val Canzoi – Dolomiti Fassane – Pale di San Martino – Fiera di Primiero
Guida illustrata destinata agli appassionati delle due ruote ma anche a tutti coloro che vogliono avvicinarsi per la prima volta al mondo della mountain bike. 26 suggestivi itinerari corredati di mappa dettagliata, altimetria, informazioni su difficoltà, lunghezza, dislivello e durata del percorso. A seguire anche una descrizione minuziosa del tragitto con suggerimenti e, talvolta, “deviazioni” per i più esperti.
Ideata nel 1908, fondata nel 1913 e poi operativa dall’inizio del 1914, in breve tempo la Cassa di Risparmio della Marca Trivigiana è divenuta la principale banca pubblica nella provincia di Treviso. Secondo i propositi dei fondatori, la CRMT superò il modello precedentemente sperimentato in Treviso con la Cassa di Risparmio ottocentesca, abbandonando la dimensione cittadina, per assumere invece come ambito delle sue operazioni l’intera provincia, per andare poi anche oltre. L’istituto è sorto all’interno dell’antico Monte di Pietà, ma divenne rapidamente autonomo da esso, sapendo cogliere le opportunità del momento economico dell’anteguerra, ponendosi a sostegno dell’imprenditoria della Marca, per divenire un valido sostegno alle iniziative economiche locali. Questo studio ne approfondisce prevalentemente gli aspetti storico-istituzionali, pur senza ignorare quelli economici e finanziari, privilegiando l’analisi delle dinamiche sociali e amministrative. Nella sua complessa storia, la Cassa di Risparmio trevigiana si è costantemente relazionata alla società trevigiana, sostenendone lo sviluppo civile ed economico. Nel percorso lungo tutto il ’900 essa ha attraversato vicende positive e fasi critiche, in contesti cronologici di grande interesse. Oltre ai compiti istituzionali rivolti verso i settori produttivi, attraverso la distribuzione degli utili destinati alla beneficenza la Cassa di Risparmio trevigiana si è qualificata per il sostegno dato a iniziative umanitarie, sociali e culturali della società locale. L’operatività della Cassa di Risparmio della Marca Trivigiana è giunta a conclusione formale nel 2002, in seguito alla sua fusione per incorporazione in Unicredito Italiano S.p.A.
In Perugia, «ieri alle ore 7 ha improvvisamente cessato di vivere il Dott. Raimond van Marle di anni 48». Così il necrologio, pubblicato dal “Giornale d’Italia” del 19 novembre 1936 e dettato dalla moglie e dalla figlia, che annunciavano per l’indomani i funerali e l’inumazione nel cimitero locale di San Marco. Poco più di mezzo secolo dopo, nella frazione Pozzale di Pieve di Cadore, la rimozione dei ruderi di una costruzione, che l’immaginario popolare aveva denominato “Tomba dell’Ebreo”, metteva alla luce l’effettiva presenza di una misteriosa sepoltura. Le pagine di questo volume, nel momento in cui intendono rendere omaggio ad uno dei più geniali storici dell’arte del Novecento, svelano – a capo di ricerche pazienti nei più svariati archivi e biblioteche pubblici e privati – come i due episodi siano indissolubilmente legati da un intreccio sconcertante, che mescola amor coniugale e sogno dal “plat pays” delle vertiginose vette dolomitiche; arroganza del Potere e adulazione cortigiana; servizi segreti e burocrazia fascista; ospitalità montanara e miserie del “particulare”; leggi razziali e paura dell’“altro”. La straordinaria scrittura di Lionello Puppi riesce in un unico volume a ricostruire un’avvincente vicenda che sembra quasi un giallo romanzesco e a regalarci al tempo stesso una magistrale lezione di metodo di ricerca.
Il secondo volume dei Percorsi veneziani nel Mediterraneo ci accompagna tra le coste ed i porti dell’Asia Minore in luoghi misteriosi e lontani che sono stati parte integrante di uno “spazio veneto-veneziano”; l’itinerario meridionale (che completa il precedente dedicato alla parte settentrionale) si snoda lungo le coste anatoliche del Mar Egeo e del Mar Bianco (Mar Mediterraneo meridionale), da Babakale a Alessandretta (Iskenderun).
Uno sguardo attento alle architetture civili, alle fortificazioni e alle strutture portuali militari, infatti, lascia intravvedere continui richiami all’arte e alla cultura della civiltà veneta.
Furono gli intensi rapporti diplomatici e commerciali a tessere la rete che collega Venezia alle terre dell’attuale Turchia, creando uno scambio di espressioni artistico-culturali, di memorie e tradizioni, di problemi e strategie condivise da questi Paesi affacciati sul mare, apparentemente così diversi ed in continua contrapposizione.
Quest’opera intende dunque riscoprire e valorizzare il costante dialogo tra Occidente ed Oriente ed offrire nuove prospettive di comprensione e studio del nostro straordinario passato.
Scorrendo queste pagine ricche di immagini e di suggestioni si può chiudere quel cerchio di relazioni commerciali, economiche, culturali, ma soprattutto umane, che nella stessa Venezia trovano nel “Fontego dei Turchi” il loro punto terminale.
“Questa non è una tavola” avrebbe detto René Magritte.
E in effetti, le Tavole Fiorite sono il racconto di passeggiate in campagnae nei boschi, fatte con lo sguardo dei bambini che tornano a casa carichi dei loro tesori: fiori, bacche, legni e piccoli frutti. Sono questi elementi semplici, sapientemente combinati, a rendere più preziosa qualunque tavola. Perché le mele mutano in gnomi segnaposto, il muschio diventa un vaso, i fiori si trasformano in tovaglie, e l’attesa si fa dolce.
Il 3 e 4 maggio 2012, si è tenuto a Possagno il Terzo Convegno sulle Gipsoteche, organizzato dalla Fondazione Canova, dall’Associazione internazionale delle Gipsoteche (ICPM), dal Ministero per i Beni e Attività culturali – Soprintendenza ai Beni Storici Artistici e Demoantropologici del Veneto. Questo volume racconta il terzo appuntamento internazionale di studio e ricerca, ponendo a confronto esperti delle più importanti Gipsoteche europee; intende, inoltre, approfondire ed evidenziare la trasformazione di ateliers e luoghi dove sono vissuti gli scultori in sedi museali, affrontando i particolari problemi di esposizione, conservazione, fruizione dei beni artistici di gesso e documentali in essi contenuti. 30 relatori provenienti da altrettante realtà museali italiane, francesi, spagnole, svizzere e danesi si sono relazionati nel corso delle due giornate, facendo conoscere molti scultori che hanno avuto relazioni anche con Canova.
Coedizione Fondazione Benetton Studi Ricerche – Antiga Edizioni
La Giuria del Premio Internazionale Carlo Scarpa per il Giardino dedica la venticinquesima edizione della campagna annuale di attenzioni scientifiche e culturali a Osmače e Brežani, due villaggi dell’altopiano sopra Srebrenica, territorio della Bosnia orientale stretto dentro i profondi canaloni di una grande ansa della Drina, fiume cruciale della storia e della cultura europea.
Insieme, Osmače e Brežani, compongono uno dei luoghi nei quali la guerra 1991-1995 ha devastato una convivenza multietnica e multiculturale di lunga durata e nel quale, oggi, un piccolo gruppo di giovani, allora bambini, sta cercando, con le proprie famiglie, di trovare la strada del ritorno e la trama della memoria, di rinnovare il legame necessario tra spazio da abitare, terra da coltivare, casa da ricostruire, condizione umana da conquistare. L’esperienza di questi villaggi si muove con coraggio sul terreno sperimentale di nuove colture, in particolare piccoli frutti e grano saraceno, affiancata da molteplici iniziative di sostegno ideale e pratico. Ci aiuta a capire il “ritorno alla terra” come nuova vita degli ambienti fisici e umani, come energia ricostitutiva della convivenza, intesa non come distribuzione di posti ai diversi ma come compresenza di diversi nello stesso posto.
Il Premio Internazionale Carlo Scarpa per il Giardino promuove annualmente una campagna di attenzioni verso un luogo particolarmente denso di valori di natura, di memoria e di invenzione, contribuendo a elevare e diffondere la cultura di “governo del paesaggio”. Il luogo premiato nell’edizione 2012 è disegnato da un meraviglioso insieme di alcune migliaia di grandi alberi, cinquecento dei quali sono faggi secolari. Un bosco difesa di un centinaio di ettari. Un pascolo alberato nei dintorni di Pescocostanzo, nelle montagne d’Abruzzo, testimone vivente di una civiltà agro-silvo-pastorale plasmata dal rapporto con la natura, con la propria memoria e con il sacro. Un laboratorio di conoscenze, di tecniche, arti, mestieri, norme, pratiche di lunga tradizione che ci inviano attualissimi cruciali interrogativi economici e antropologici. A partire da questo caso, specialmente intenso, la riflessione si allarga al tema più generale del bosco, dei boschi, come figure di paesaggio simboliche, anche per le metamorfosi del loro significato e del loro ruolo nel faticoso itinerario di riconciliazione con la natura sul quale sembra incamminarsi, se non altro per sopravvivere, la nostra attuale sensibilità. Con la varietà dei loro caratteri e dei loro usi, con il loro valore di beni comuni, dotati di lunga durata e di persistente statuto in tante attuali esperienze concrete, i boschi ci spiegano con semplicità come la loro conservazione e il loro rinnovo presupponga presenze quotidiane di manutenzione e comunità lungimiranti di buongoverno.