Goodbye Perestrojka

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La mostra, realizza dall’Ente Regionale per il Patrimonio Culturale della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, riunisce le opere provenienti da tre collezioni private: quella di Oleg Ulyansky (Israele), quella di Domenico Ripellino (Italia) e quella di Gerald Klebacz (Austria).
Cent’anni dopo la Rivoluzione d’Ottobre, l’esposizione porta alla luce i linguaggi sepolti e dimenticati delle avanguardie russe degli anni ’70 e ’80 rappresentati dalle opere di:
Vladislav Shabalin, Angelina Belikova, Sergej Babich, Vladimir Bauer, Vladimir Miski-Oglu, Vitalij Manuilov, Vladimir Kharakoz, Sergej Barannik, Ludmila Etenko, Oleg Chernykh, Tatiana Lysenko, Anatolij Kalchenko, Viacheslav Grizaj, Serafim Bocharov, Genadij Olimpiuk, Vladimir Veltman, Malkhaz Datukishvili, Konstantin Kosarevskij, Alexander Bondarenko, Vitalij Manuilov, Natalia Maximova.

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La rivoluzione russa

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La mostra, articolata in sei sezioni, copre un periodo che va dal 1898, quando nasce la rivista di Djagilev «Mondo dell’arte», al 1922, anno della costituzione dell’URSS. La mostra privilegia le arti figurative, con dipinti, tra gli altri, di Kandinskij, Malevic, Larionov, Goncarova, ma anche manifesti politici e oggetti di arte applicata. Sono opere che provengono da prestigiose istituzioni museali moscovite (Galleria Tret’jakov, Museo Panrusso delle Arti Decorative, delle Arti Applicate e dell’Arte Popolare, Museo statale di storia contemporanea della Russia), ma anche dal Fondo Alberto Sandretti della Fondazione Giangiacomo Feltrinelli di Milano. È grazie al ricorso a una sofisticata multimedialità che l’esposizione riesce a fare dialogare immagini, testi, voci e suoni di un momento storico straordinario.

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Bassano del Grappa. La città, il fiume, i dintorni

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Il volume è l’omaggio di Cesare Gerolimetto, fotografo di fama internazionale, alla sua città di origine, Bassano del Grappa.
Un libro, dall’originale confezione, che descrive una città intrisa di storia, di bellezze architettoniche, paesaggistiche e naturali.
Uno sguardo tra vie, chiese e palazzi, si innalza a volo d’uccello abbracciando il fiume che attraversa la città, e si allontana dal centro urbano, uscendo dalle mura cittadine e spaziando fino ai dintorni popolati dalle meravigliose ville venete.

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Il grattacielo Intesa Sanpaolo

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Il filone dedicato all’architettura contemporanea della collana “Guide Intesa Sanpaolo” suggerisce un esame sui processi di trasformazione delle città. Il grattacielo Intesa Sanpaolo di Torino ne è un esempio fortemente simbolico perché, integrando architettura e territorio, raccoglie l’eredità di una intera comunità e del paesaggio che è stato costruito nei secoli.
Tra innovazione tecnologica, trasparenza e leggerezza, il grattacielo traduce la poetica progettuale di Renzo Piano e indica la via per un uso parsimonioso ed efficace delle risorse energetiche.
In equilibrio tra tecnologia e arte, tra le chiese di Guarini e le architetture di Antonelli, l’edificio arricchisce il profilo della Città, tra pianura, colline e montagne e ne interpreta il ruolo di cerniera, tra l’Italia e l’Europa.

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The Intesa Sanpaolo Skyscraper

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This guide introduces a new contemporary architecture series exploring urban transformation processes. In this respect, the Intesa Sanpaolo skyscraper in Turin is a highly representative building — by integrating architecture and territory it acknowledges the identity of an entire community and of the landscape that has developed around it over the centuries. The skyscraper translates Renzo Piano’s vision and through its combination of technological innovation, transparency, and lightness, it points towards a sustainable and effective use of energetic resources.
The Intesa Sanpaolo skyscraper’s balanced dialogue with the territory — where  technology, art, Guarini’s churches, and Antonelli’s architectures meet plains, hills, and mountains — adds a further dimension to its skyline, interpreting Turin as one of the cities where Italy connects to Europe.

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Il complesso delle chiese di San Vito e Santa Lucia a Treviso

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Il ponderoso volume, ampiamente illustrato, nasce dalla volontà di proporre al pubblico un’indagine esaustiva sull’antico complesso di San Vito e Santa Lucia che sorge nel cuore della città di Treviso e recentemente restaurato.
Il volume si apre con la storia e genesi del complesso religioso, comprensiva della ricostruzione grafica delle varie fasi costruttive e del contesto dell’insediamento antico; i saggi di diversi autori si soffermano poi dettagliatamente sulla descrizione degli affreschi medievali e delle altre opere d’arte. Il volume si chiude con un’ampia parte dedicata ai recenti e importanti interventi conservativi con relative schede tecniche di restauro.

Testi di: Andrea Bellieni, Stefania Bonato, Marianna Bressan, Fabio Coracin, Maria Sole Crespi, Alessia De Piccoli, Gabriella Delfini, Maria E. Gerhardinger, Sara Malgaretto, Michele Potocnik, Cristina Sangati, Cleonice Vecchione, Mara Zanato.

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Memoria e progetto

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Il volume presenta al pubblico la recentissima donazione di Guido Strazza alla Galleria Giorgio Franchetti alla Ca’ d’Oro di Venezia. Un corpus di 48 opere (disegni, bozzetti, incisioni e tele) ispirate alle magnifiche decorazioni pavimentali dei Cosmati, realizzate da diverse botteghe di marmorari, scultori, architetti, attivi dall’XI al XIII secolo e opernati a Roma, nel Lazio meridionale e in particolare nell’abbazia di Montecassino.
In mostra e nel catalogo le opere di Strazza dialogano con i pezzi della collezione Franchetti conservati nello splendido palazzo veneziano.

Testi di Giuseppe Appella, Barbara Biciocchi, Claudia Cremonini, Luca Del Prete, Daniele Ferrara, Anna Granzotto, Camilla Longari, Gilberto Marconi, Francesca Saccardo, Guido Strazza, Istituto Veneto Beni Culturali

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Treviso urbs picta

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L’antica consuetudine di decorare le facciate degli edifici ha caratterizzato Treviso così a lungo da farla conoscere come “urbs picta”. Il volume si apre con un saggio di Lionello Puppi, uno sguardo geograficamente e storicamente ampio sul tema; un contributo di Andrea Bellieni che delinea la relazione tra le facciate affrescate e l’evoluzione urbanistico-architettonica della città. Seguono altri 3 saggi: uno storico-artistico di Chiara Voltarel, sugli artisti, tipologie e tematiche delle decorazioni; quello di Rossella Riscica, sulle questioni dei degradi e degli interventi di conservazione delle facciate affrescate trevigiane; un excursus di Massimo Rossi sulle guide a stampa di Treviso, in relazione agli edifici dipinti. In chiusura alcune schede di approfondimento su temi storico-artistici e sulle tecniche dei dipinti murali e la postfazione di Eugenio Manzato. Corredano i testi un ampio apparato fotografico, in gran parte inedito, e mappe tematiche di approfondimento.

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Sconfinamenti. Opere di Le Corbusier allo Iuav di Venezia

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Venezia. È quasi inevitabile che una scuola come lo Iuav, dove per andare in biblioteca dei Tolentini si passa all’ombra della Mano Aperta e i cui studenti – poi docenti – condivisero con Le Corbusier una delle sue ultime esperienze progettuali, torni ogni tanto su questa figura.
Grazie alla sensibilità della Galleria Zlotowski di Parigi che ha prestato le opere in mostra, e con i contributi raccolti in questa pubblicazione, proveremo a rileggere la storia di un intellettuale e della sua paziente ricerca di armonia, di composizione. Alla lettera mettere insieme. Com-porre.
L’obiettivo della mostra, cui si è dato il titolo di Sconfinamenti, è stato prima di tutto didattico, vale a dire mostrare, quasi svelare, agli studenti di architettura, come il processo artistico di Le Corbusier sia sussidiario a quello architettonico (indipendentemente dalla scala di studio). Ciononostante, e soprattutto nelle biografie più largamente consultate dai nostri studenti, la dimensione artistica di Le Corbusier è poco citata e appare subordinata alla pratica progettuale di prefigurazione di architetture e piani urbanistici. Sembrerebbe, cioè, che gli studenti avvertano le opere “più artistiche” quale risultato di un passatempo, di licenze poetiche, e non quale parte della medesima grammatica intellettuale.
I lavori, occasione e pretesto di queste note, sono soprattutto collage, anzi papiers collés ovvero giustapposizione di carte colorate, fogli di giornale, elementi tipografici, colori,  linee e disegni, che esplorano lo spazio traghettandolo da una espressione metafisica e visionaria a una più fisica, rea le, costruibile. Attraverso sculture, disegni, collage, dipinti e dunque anche attraverso i soggetti rappresentati (le sue collezioni, i naturalia , gli objet trouvé ) Le Corbusier lavora alla paziente ricerca di strumenti per trasmettere il suo pensiero perché, appunto «Rien n’est transmissible que la pensée» (Le Corbusier, 1965)

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Luciano Zarotti

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Il volume è stato realizzato in occasione della mostra Veneziano pop. Luciano Zarotti e Ca’ Pesaro negli anni ‘70-’80 (Venezia, Ca’ Pesaro – Galleria Internazionale d’Arte Moderna, 20 gennaio-18 febbraio 2018)

Il catalogo raccoglie una significativa campionatura dell’opera di Luciano Zarotti dagli anni Settanta ad oggi e si articola in nove sezioni tematiche che ben presentano le differenti fasi e i diversi medium impiegati dall’artista: Paesaggi; Tra pop art e nuova figurazione; Corpi; Battaglie; Eventi; Storie della Bibbia; Nuovi eventi e rituali; Incisioni; Vetri e sculture.
Testi di Elisabetta Barisoni, Tomaso Montanari, Stefano Annibaletto, Marina Wallace, Myriam Zerbi, Adriano Berengo.

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