L’antica consuetudine di decorare le facciate degli edifici ha caratterizzato Treviso così a lungo da farla conoscere come “urbs picta”. Il volume si apre con un saggio di Lionello Puppi, uno sguardo geograficamente e storicamente ampio sul tema; un contributo di Andrea Bellieni che delinea la relazione tra le facciate affrescate e l’evoluzione urbanistico-architettonica della città. Seguono altri 3 saggi: uno storico-artistico di Chiara Voltarel, sugli artisti, tipologie e tematiche delle decorazioni; quello di Rossella Riscica, sulle questioni dei degradi e degli interventi di conservazione delle facciate affrescate trevigiane; un excursus di Massimo Rossi sulle guide a stampa di Treviso, in relazione agli edifici dipinti. In chiusura alcune schede di approfondimento su temi storico-artistici e sulle tecniche dei dipinti murali e la postfazione di Eugenio Manzato. Corredano i testi un ampio apparato fotografico, in gran parte inedito, e mappe tematiche di approfondimento.
Venezia. È quasi inevitabile che una scuola come lo Iuav, dove per andare in biblioteca dei Tolentini si passa all’ombra della Mano Aperta e i cui studenti – poi docenti – condivisero con Le Corbusier una delle sue ultime esperienze progettuali, torni ogni tanto su questa figura.
Grazie alla sensibilità della Galleria Zlotowski di Parigi che ha prestato le opere in mostra, e con i contributi raccolti in questa pubblicazione, proveremo a rileggere la storia di un intellettuale e della sua paziente ricerca di armonia, di composizione. Alla lettera mettere insieme. Com-porre.
L’obiettivo della mostra, cui si è dato il titolo di Sconfinamenti, è stato prima di tutto didattico, vale a dire mostrare, quasi svelare, agli studenti di architettura, come il processo artistico di Le Corbusier sia sussidiario a quello architettonico (indipendentemente dalla scala di studio). Ciononostante, e soprattutto nelle biografie più largamente consultate dai nostri studenti, la dimensione artistica di Le Corbusier è poco citata e appare subordinata alla pratica progettuale di prefigurazione di architetture e piani urbanistici. Sembrerebbe, cioè, che gli studenti avvertano le opere “più artistiche” quale risultato di un passatempo, di licenze poetiche, e non quale parte della medesima grammatica intellettuale.
I lavori, occasione e pretesto di queste note, sono soprattutto collage, anzi papiers collés ovvero giustapposizione di carte colorate, fogli di giornale, elementi tipografici, colori, linee e disegni, che esplorano lo spazio traghettandolo da una espressione metafisica e visionaria a una più fisica, rea le, costruibile. Attraverso sculture, disegni, collage, dipinti e dunque anche attraverso i soggetti rappresentati (le sue collezioni, i naturalia , gli objet trouvé ) Le Corbusier lavora alla paziente ricerca di strumenti per trasmettere il suo pensiero perché, appunto «Rien n’est transmissible que la pensée» (Le Corbusier, 1965)
Il volume è stato realizzato in occasione della mostra Veneziano pop. Luciano Zarotti e Ca’ Pesaro negli anni ‘70-’80 (Venezia, Ca’ Pesaro – Galleria Internazionale d’Arte Moderna, 20 gennaio-18 febbraio 2018)
Il catalogo raccoglie una significativa campionatura dell’opera di Luciano Zarotti dagli anni Settanta ad oggi e si articola in nove sezioni tematiche che ben presentano le differenti fasi e i diversi medium impiegati dall’artista: Paesaggi; Tra pop art e nuova figurazione; Corpi; Battaglie; Eventi; Storie della Bibbia; Nuovi eventi e rituali; Incisioni; Vetri e sculture.
Testi di Elisabetta Barisoni, Tomaso Montanari, Stefano Annibaletto, Marina Wallace, Myriam Zerbi, Adriano Berengo.
La storia di Gianna Borin e del fratello Toni è quella di due giovani trevigiani che, attraversando le tormentate e dolorose vicende della Resistenza e del regime fascista, si scoprono adulti. Le esperienze, i sogni, gli amori, gli ideali si mescolano e ci restituiscono il sapore e la visione di un’epoca in cui affondano le radici della nostra storia attuale. L’angolo delle portulache è un romanzo delicato e avvincente allo stesso tempo, che si legge tutto d’un fiato, toccando ferite ancora aperte e soprattutto mostrandoci come sia impossibile dividere il mondo in bianco e nero.
Un agile volume riccamente illustrato fornisce una riflessione contemporanea sull’imperatrice Maria Teresa d’Austria e sul suo ruolo determinante per la nascita della Trieste settecentesca, con lo sviluppo urbanistico e architettonico e la trasformazione del porto.
I saggi di importanti studiosi ci offrono un ritratto a tutto tondo sulla vita pubblica e privata della sovrana che contribuì a mutare per sempre il volto di Trieste e la vita dei suoi abitanti.
Mostra e catalogo rendono omaggio a Lino Pesaro (1879-1938) – organizzatore di esposizioni d’arte e di vendite all’asta di primaria importanza – analizzando trent’anni di attività di uno dei più solerti mercanti d’arte milanesi.
Dopo la dispersione all’asta di intere collezioni e la chiusura delle molteplici mostre, ciò che rimane delle opere passate nella galleria Pesaro sono le pubblicazioni che accompagnarono questi eventi e che ci permettono di ricostruire una storia unica e ricca di fascino. Sono stati schedati oltre 380 cataloghi, in parte lussuose edizioni con copertine disegnate da artisti.
Il saggio di Angela Madesani racconta il vivace spaccato storico della città ambrosiana riconoscendo il giusto peso alla Galleria Pesaro; ad arricchirlo un’appendice documentaria sulla figura di Lino Pesaro, curata da Saverio Almini. Nicoletta Colombo approfondisce l’importanza del passaggio in galleria di numerosi capolavori del XIX sec., poi confluiti in collezioni pubbliche e private. Elisabetta Staudacher, propone una insondata lettura di Lino Pesaro collezionista di dipinti del XIX secolo, la cui raccolta venne dispersa.
Un omaggio alle donne, diciassette cuoche che hanno scelto di fare della propria passione anche la propria professione. In un settore che è ancora molto maschile, questo poetico libro, scritto, fotografato e illustrato con eleganza e sapienza, rende il giusto tributo a queste protagoniste della più autentica cucina italiana: la cucina di territorio.
Le protagoniste: Fabrizia, Ristorante Laite (Sappada – BL) Annamaria, Osteria Madonetta (Marostica – VI) Olga, Ristorante Alle Codole (Canale d’Agordo – BL) Annarita, Locanda delle Tre Chiavi (Isera – TN) Ada, Enoteca della Valpolicella (Fumane – VR) Anna, Agriturismo Antonio Facchin (San Polo di Piave – TV) Franca, Trattoria Brunello (Zero Branco – TV) Marina, Ristorante al Bersagliere (Verona) Anna, Locanda Solagna (Vas – BL) Bruna, Ristorante Cianzia (Borca di Cadore – BL) Eliana, Agriturismo Sot la Napa (Prato Carnico – UD) Maria Romana, Trattoria alla Rosa (Adria – RO) Antonella, Ristorante La Panoramica (Nervesa della Battaglia – TV) Annamaria, Ristorante Da Andreetta (Cison di Valmarino – TV) Maruzzella, Ristorante Al Portico (Conetta – VE) Arcadia, Osteria Arcadia (Porto Tolle – RO) Zuma, Enoteca San Daniele (Torreglia – PD)
Celebrando in modo del tutto originale il primo centenario della Rivoluzione d’Ottobre, la mostra ha come protagonista il dittico di Grisha Bruskin (1945) intitolato Fundamental’nyj Leksikon (Lessico Fondamentale, 1985-1990), opera del grande artista contemporaneo russo esposta per la prima volta in Italia. Affiancano le due tele una significativa selezione di disegni preparatori, nonché due sequenze di piccole sculture, in porcellana e bronzo, una sorta di maquette ex post, che rappresentano in forma tridimensionale le figure dipinte. La presenza di due icone-menologio appartenenti alla raccolta di icone russe di Intesa Sanpaolo, conservata presso le Gallerie d’Italia – Palazzo Leoni Montanari, museo della Banca a Vicenza, permette di approfondire un aspetto del processo creativo di Bruskin, evidenziando tra i santi cristiani e gli eroi sovietici profonde connessioni, formali e concettuali.
Nel corso della sua quasi centenaria esistenza, dipanatasi tra Risorgimento, Unità d’Italia, Prima Guerra Mondiale e avvento del regime fascista, l’abate Luigi Bailo (1835-1932) svolse a Treviso l’attività di insegnante presso il liceo classico, segretario dell’Ateneo, bibliotecario e archivista, nonché quella di direttore del museo cittadino, di cui peraltro fu il fondatore. Senza dubbio, egli rappresentò il principale punto di riferimento per la cultura trevigiana tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo. «Per solo amore della mia città» è una sua espressione, utilizzata in età ormai avanzata per definire la ragione che stava alla base del suo infaticabile impegno all’interno delle istituzioni culturali cittadine. I saggi raccolti in questo volume intendono analizzare la figura di Luigi Bailo dal punto di vista storico, inserendola all’interno del contesto culturale trevigiano, veneto e più in generale italiano a cavallo tra Otto e Novecento. Emergerà con evidenza come in verità non fu esclusivamente per amor patrio che Bailo dedicò la maggior parte della sua vita all’insegnamento scolastico, alla diffusione della cultura mediante l’Ateneo, alla gestione della biblioteca e dell’archivio pubblici, alla conservazione e alla valorizzazione degli oggetti antichi.
Storia singolare quella di Spresiano, contrassegnata da un’industria leader nella lavorazione del legno come la Lazzaris e accompagnata nella sua espansione da originali iniziative sociali perseguite da un ceto dirigente propugnante l’accordo fra capitale e lavoro. Motore della sua modernizzazione fra ‘800 e ‘900 sarà il fattore impresa, generativo di trasformazioni sentite dalla comunità quasi come una nuova nascita. La gloriosa Lazzaris chiuderà i battenti nel 1981 quasi centenaria, ma i suoi portati resteranno nell’impostazione urbanistica del paese, nelle sue tradizioni culturali ed educative, nel suo spirito di cooperazione e d’imprenditorialità. Il lavoro di Daniele Pavan ne ripercorre la vicenda con i crismi dell’autorevolezza e della scientificità maturati dopo lunga gestazione, e costituisce una pietra miliare nella memorialistica locale e un contributo significativo alla storia industriale regionale e nazionale.