La vita come opera d’arte

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Una figura centrale nella storia del collezionismo veneziano nel XVIII secolo e nell’affermazione dell’arte veneta in Europa, mecenate e influente mediatore di nobili e sovrani per gli acquisti e le commissioni d’opere dei più celebri artisti della laguna, fu Anton Maria Zanetti (1679-1767): forse il personaggio più influente nel panorama artistico veneziano del tempo.
Per ricordare questa straordinaria figura, la Fondazione Musei Civici di Venezia gli dedica una mostra che ne mette in luce l’attività di artista e mecenate attraverso testimonianze di vita – volumi, lettere, incisioni e disegni di solito non esposti per ragioni di conservazione – e opere d’arte della sua collezione, come Tiepolo, i Ricci, Palma il Giovane ecc., tuttora conservate nei musei cittadini, come le Gallerie dell’Accademia di Venezia, la Fondazione Giorgio Cini, la Biblioteca Nazionale Marciana, le sedi civiche veneziane e alcune collezioni private.

Venezia, Ca’ Rezzonico – Museo del Settecento Veneziano
Dal 29 Settembre 2018 al 7 Gennaio 2019

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Il prato e la fiera

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Il volume, ampiamente illustrato, propone per la prima volta un’indagine a 360 gradi sulla Fiera di San Luca di Treviso,
che ha origini medievali, indagandone storia, trasformazioni e allargandosi a definire il tessuto socio-economico entro il quale si è sviluppata.
Dalle origini agli anni Cinquanta il volume costituisce anche un’importante ricerca sul quartiere di Fiera, che da settecento anni accoglie l’evento.

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Il fascino del Lido di Venezia

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Il Lido di Venezia: un’isola speciale, un’isola “diversa”, un’isola verde, un museo diffuso tutto da scoprire fra mare, laguna, canali, giardini, arte, storia. Silenzi e mondanità quale conferma delle numerose anime di un litorale lungo dodici chilometri, a “due bracciate” dalla Biennale d’Arte dei Giardini e a quindici minuti di navigazione da Piazza San Marco.

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Diario di Poesia

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Il volume raccoglie oltre 220 poesie, scritte in un arco cronologico piuttosto vasto, dal 1962 al 2014, e suddivise in cinque parti distinte che assieme costituiscono una sorta di romanzo autobiografico in versi. I testi poetici traducono stati d’animo dell’autore che spaziano dalla descrizione della natura fino a intime osservazioni di problemi sociali e politici. Dall’introduzione di Giovanni Turra: «L’io poetante è colto nei suoi terrori davanti a indefiniti misteri. E il mistero si avverte ovunque, nelle parole e negli sguardi degli uomini come nei cieli e negli aspetti della natura; da derivarne, nella poesia di Migotto, un procedere per allusioni, un descrivere forse simbolico».

Silvio Migotto è nato a San Stino di Livenza nel 1942. Si diploma in Ragioneria presso l’Istituto Paolo Sarpi di Venezia, successivamente si laurea a Ca’ Foscari in Economia e Commercio ed è stato insegnante di Ragioneria e Tecnica Bancaria presso l’ITC L.B. Alberti di San Donà di Piave. Nel 2013 ha conseguito una seconda laurea Magistralis presso la facoltà di Scienze politiche di Trieste. Ha sempre avuto una predisposizione per la poesia che raccoglieva in quaderni. Diario di poesia è la sua prima raccolta in versi.

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Pellizza da Volpedo

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Il volume, ampiamente illustrato, presenta dodici capolavori di Pellizza da Volpedo, e una serie di indagini diagnostiche che permettono di leggere le opere da un nuovo punto di vista, oltre a diciotto quadri dei maggiori rappresentanti del Divisionismo quali Segantini, Morbelli, Maggi, Longoni, Fornara, Grubicy, Previati e Nomellini, a completare il quadro storico in cui ha operato l’artista.
Il saggio di Monica Vinardi ripercorre i rapporti di Pellizza con gli artisti divisionisti, documentando le vicende con trascrizioni di documenti, e lettere; in calce la trascrizione del carteggio tra Pellizza e Segantini. Elisabetta Staudacher prende in esame le vicende relative al Quarto stato dopo la morte di Pellizza e l’acquisizione attraverso sottoscrizione pubblica avvenuta nel 1929 in occasione della mostra postuma alla Galleria Pesaro di Milano.
Thierry Radelet, presenta i risultati delle indagini non invasive condotte su alcuni quadri, così da comprendere l’evolvere della tecnica dell’artista. Un breve intervento di Aurora Scotti Tosini, già curatrice del catalogo ragionato dell’artista, a conclusione del saggio di diagnostica.

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Paesaggi d’acqua nel Veneto

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Le cinquanta fotografie in mostra sono state selezionate a rappresentare il paesaggio veneto sottolineandone il fitto dialogo con l’elemento acqueo: da Venezia a Rovigo, passando per Treviso, la riviera del Brenta, Vicenza, il Piave.
Molti gli autori delle fotografie, più o meno noti, alcuni professionisti, altri amatori, che hanno comunque acquisito nel tempo significato e valore: Giuseppe Mazzotti, Francesco Zambon, Giuseppe Fini, Luigi Bortoluzzi, Gino Bolognini, Aldo Nascimben, Carlo Bevilacqua, Ferruccio Leiss, lo Studio Vajenti e altri ancora.

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Itinerando nell’enosfera

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Assaggiare, bere, degustare, giudicare, apprezzare, scegliere… tutti verbi comunemente presenti quando il protagonista è il vino; ma tutto ciò è solo una moda effimera o dietro a opinioni, convinzioni e apparenze c’è dell’altro?
Con oltre trent’anni di esperienza nel wineworld tra studi di enologia, comunicazione e marketing del vino e attività professionale nel settore vendite, gli autori ci forniscono una chiave di lettura del mondo vino che travalica il classico disquisire di perlage, buona acidità o colore.
In questo testo non si scrive di degustazione ma di sinestesia della degustazione; la bevanda diventa bevanda totemica e trasformatore passionale; non esiste un dire del vino ma una retorica del vino, come del resto non vi è il consumo ma l’esperienza del consumare. La materia è analizzata sotto altri aspetti, perché il vino non è solo un prodotto risultato della tecnica ma è un intero universo nel quale vivere e rivivere momenti, dove la sensorialità si affianca alla passione, dove la convivialità del bere si sposa con la solitudine dell’assaggiare e la storia dell’uomo si intreccia con quella enoica… è l’enosfera.

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Montello. L’America d’Italia

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Montello” è un landmark di eccezionale rilievo geografico e storico. Generatore di memoria legata al bosco riservato per tre secoli ai bisogni dell’Arsenale veneziano e allo scontro risolutore della Grande Guerra nel giugno 1918, la Battaglia del Solstizio.
Meno note le vicende di una riforma fondiaria di grande ambizione che, a cavallo tra ’800 e ’900, ha trasformato il bosco – già molto decaduto – in seimila ettari destinati alle colture agricole.
Il libro si occupa in dettaglio delle varie fasi in cui questo pionieristico progetto di colonizzazione ebbe inizio in parlamento, e si inceppò nelle prime difficoltà d’attuazione sul terreno, tra indecisioni dei comuni, lentezze burocratiche e governative, penuria di risorse necessarie a finanziare i servizi pubblici.
Il libro documenta le travagliate vicende umane di oltre duemila famiglie di nativi e di immigrati d’oltre Piave e dalla montana vicentina e bellunese, impegnati a ricavare di che vivere da una terra accidentata, avara di risultati, povera d’acqua e di strade d’accesso, una terra che la vittoriosa battaglia del 1918 mise a ferro e fuoco, distruggendo il lavoro della prima generazione di coloni. Una terra che osservatori distratti avevano scambiato per l’America.

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Il Signor Giulio

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A quasi quarant’anni dalla scomparsa il libro ricorda, in una narrazione alimentata da testimonianze di familiari, amici e colleghi, uno dei più celebri pionieri trevigiani, il Signor Giulio Pagnossin, un imprenditore che ha fatto la storia di Treviso e di tutta Italia non solo come modello di conduzione aziendale(feste in azienda, cene aziendali, gite da 11 pullman per far stare tutti assieme i dipendenti e, ovviamente, riconoscimenti lavorativi, che rendevano tutti i suoi dipendenti, trattati come figli, più che soddisfatti), ma anche in quanto fautore di numerose attività a esso collegate.

Appassionato delle quattro ruote sponsorizzò una scuderia di Formula 1. Dal mondo delle auto passò poi a quello delle divise cestistiche sul parquet: dalle squadre di basket minori della sua Treviso, passando sul palcoscenico della serie A con il Gorizia e al basket femminile, che qualche anno dopo la sua improvvisa e veloce scomparsa gli ha regalato un ultimo, grande, omaggio: il primo e unico scudetto femminile a Treviso.

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Boldini e De Nittis

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Il volume mette a confronto i due più grandi peintres italiens sul tema della Femminilità, centrale nella loro opera e tra i più rappresentativi di un’epoca che leggeva nell’universo femmineo l’anima di un mutamento, il lento sfiorire di quel clima di raffinatezza, stanchezza del mondo ed esasperazione della moda di cui le donne erano protagoniste.
Attraverso il corpo delle donne Boldini e De Nittis dipinsero il trapasso di un mondo reale o idealizzato, fuggente come uno sguardo sottratto al pittore. Quello che entrambi dipinsero non fu la bellezza, né la bellezza che sfiorisce; furono i sogni di un’eleganza in un mondo che stava per morire.
Il catalogo intende ricostruire questo momento storico artistico e lo spirito del tempo attraverso un nucleo di opere di notevole importanza, alcune note, altre riscoperte, radunate grazie a un lungo lavoro di ricerca e di acquisizione non privo di circostanze fortuite, e raccontare la storia di uno dei capolavori di Giovanni Boldini, qui ribattezzato Pastello rosa.

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