I bravi padroni di casa, in questo caso osti e ristoratori, li riconosci subito: capaci di accogliere e accompagnare l’ospite lungo un viaggio sensoriale alla scoperta di un territorio specifico, conoscono ogni ingrediente che finisce nel piatto, sanno comunicare senza finzioni, raccontando storie e parlando la lingua di ogni ingrediente; riescono a imbastire relazioni con tutti i clienti, permettendo a ciascuno di trovare il proprio spazio e di sentirsi ben voluti. È questo il senso profondo del convivio, di quel saper vivere insieme che non sempre riesce facile nella frenetica vita
quotidiana. Le storie di questi uomini e donne sono esempio sia per chi vuole intraprendere carriera nel mondo della ristorazione, sia per chiunque abbia a cuore l’umana bellezza che nasce dall’incontro e dalla condivisone di qualcosa di autentico, a tavola.
Il catalogo indaga due dipinti: il Martirio di Sant’Orsola di Francesco Maffei e l’Apparizione del Bambino a Sant’Antonio con Santa Cecilia di Giulio Carpioni, trafugati nel lontano 1984 dal piccolo oratorio in contrà Santa Caterina a Vicenza, dove decoravano gli altari laterali, e ritrovati nel 2013.
La sfortunata vicenda e il ritrovato splendore delle due opere è il pretesto per un’indagine a tutto tondo su due notevoli opere di due eccellenti protagonisti dell’arte veneta del Seicento.
Il catalogo, ampiamente illsutrato, contiente contributi di Fabrizio Magani, Francesco Gasparini, Manuela Mantiero, Chiara Rigoni, Luca Fabbri, Chiara Scardellato, Florindo Romano, Elisabetta Fedeli, Guglielmo Stangherlin.
Il volume sulla venezianità in area opitergina, riccamente illustrato, intende mettere in luce l’arte e la cultura che, il legame originario con la terra e la devozione degli abitanti, hanno prodotto. Tale consapevolezza ci porta a ricostruire e conoscere la dimensione storica dei luoghi, attraverso la pubblicazione di documenti d’archivio del tutto inediti.
Nel volume vengono descritti e adeguatamente illustrati i molti spazi urbani monumentali, le numerose ville che disseminano il territorio opitergino con i loro affreschi e le loro opere d’arte, le chiese e gli oratori, i giardini e i parchi, che danno prestigio e bellezza al territorio, testimonianza che gli artisti, gli intellettuali e i nobili veneti hanno contribuito al rinascimento del clima culturale veneziano.
Questo volume, che si caratterizza per un impatto visivo straordinario, alle sezioni di fotografie e di infografiche, alterna testi curati nei contenuti, documenti, finestre storiche e contributi d’autore; non si limita a narrare la storia del vino, la nascita e le attività del Consorzio di Tutela, ma lascia aperta la narrazione attraverso 50 capitoli che descrivono un territorio, una realtà paesaggistica, culturale e artistica cui recentemente è stato conferito il titolo di Patrimonio dell’Umanità Unesco.
Tale percorso narrativo diventa perciò una vera e propria opportunità di conoscenza e arricchimento, poiché permette di raccontare il vino, vero e proprio patrimonio universale, approfondendone 50 peculiarità differenti.
Prefazione di Luciano Ferraro, caporedattore del “Corriere della Sera” e critico enologico.
Il volume si può a pieno titolo definire un “album di comunità”; non è un libro di mera curiosità da sfogliare frettolosamente, pur essendo un libro di cose semplici, sul tipo del vecchio pane fatto in casa, che riempiva del suo profumo tutta la contrada. È un libro d’immagini ricche di suggestione e di affetto, un’occasione per ricordare persone, modi di vivere, situazioni, ambienti, natura ed altro ancora. Induce a pensare, a comprendere meglio la storia, da quella “grande” della nazione a quella “piccola” rispecchiata nel paese di Lovadina, in provincia di Treviso.
Da 100 anni sui mari del mondo ogni giorno ci sono almeno due navi che vanno in giro garantite dalla “Carlo Tonolo fu Matteo”, Agenzia Marittima di Venezia. In una qualsiasi parte del mondo, su un Oceano a Est o a Ovest. Trasportano gas e petrolio, container e merci di ogni genere.
I Tonolo vivono sul porto e del porto da un secolo, gli ultimi a Venezia a gestire sempre con la stessa famiglia l’azienda cresciuta con la città.
Il volume, arricchito da un ampio corredo fotografico, narra le vicende dell’azienda che compie nel 2019 il secolo di attività e la cui storia coincide con quella della Venezia del Novecento.
Con una valigia di cuoio piena di speranze Luigi Vettorello, piccolo imprenditore con un’officina metalmeccanica a Casale sul Sile, partì agli inizi degli anni ’60 per il SudAmerica per cercar fortuna come operaio, lavorando nelle grandi opere appaltate dall’azienda che lo assunse e gli garantì buoni guadagni. Vettorello li investì, tornato in Italia, creando un’impresa, passata poi nelle mani dei figli Domenico e Sonia. Dopo una profonda trasformazione, ne hanno fatto un’azienda oggi all’avanguardia nel settore della produzione di centrali idroelettriche. La storia di Luigi, dei suoi figli ed i giudizi di chi dal di fuori ha assistito alla crescita della Vettorello sono nelle pagine di un libro che inaugura una collana dedicata alle eccellenze imprenditoriali del Veneto, note e meno note, indiscusse protagoniste dell’Economia italiana.
Il lavoro di Federico Lombardo si muove da tempo lungo due diverse direzioni solo apparentemente divergenti dal punto di vista stilistico, che prendono entrambe le mosse dalla ricerca originaria dell’artista sulla figura umana, sulla permanenza dell’iconologia classica nella sensibilità contemporanea, e sulle riflessioni relative al mutevole rapporto tra reale e virtuale nell’era dell’onnipresenza dei mezzi tecnologici.
Da un lato un linguaggio scabro ed essenziale, dall’altra un complesso apparato compositivo e iconografico, che mescola con armonia e grande coerenza formale, frammenti di realtà contemporanea con riferimenti alla grande pittura italiana delle origini.
«Le fotografie non vanno descritte a parole, soprattutto queste di Cesare Gerolimetto che, meno di altre, necessitano di una didascalia. Private della didascalia, emerge il loro “efferato” silenzio; immagini mute come naturalmente sono; semmai basta l’indicazione della località o il nome del personaggio, la data, e stop. Il resto, la “descrizione” è letteratura, a volte diversamente suggestiva o semplicemente filologica, oltre che concettuale, ma il messaggio dell’immagine “che tace”, supera tutto ciò, nella sua qualità di linguaggio che, infine, è estetica». Dall’introduzione di Italo Zannier.
Il volume fotografico raccoglie le migliori immagini di Cesare Gerolimetto scattate durante tutta la sua lunga e fortunata carriera.
La mostra è dedicata all’attività della Galleria del Cavallino dal 1966 fino alla sua definitiva chiusura nel 2003.
Dopo la morte di Carlo Cardazzo (fondatore della galleria nel 1942) i due figli, Paolo e Gabriella, prendono in mano le redini della galleria e dal 1966 portano avanti un loro personale programma espositivo che apre alle nuove tendenze dell’arte contemporanea.
Oltre ai grandi nomi ereditati dal padre: Campigli, Saetti, Tancredi, Morandi, Bacci, Deluigi e numerosi altri autori del Novecento italiano e internazionale, Paolo e Gabriella Cardazzo mirano alla scoperta dei nuovi artisti e ai differenti linguaggi dell’arte, sfilano dunque in galleria i nomi di Brian Eno; Marina Abramovic; Andy Wharol; Ed Ruscha; Bob Wilson, David Hockney, Giovanni Soccol; Paolo Patelli; Mauro Sambo; Luigi Viola; Romano Perusini; Guido Sartorelli; Paolo Scheggi e numerosi altri artisti che poi saranno identificati come una compagine riconoscibile sotto l’etichetta di “Artisti del Cavallino”.