La pubblicazione del volume è prevista entro il 2024
Prezzo di copertina: € 30,00 Prezzo ridotto con prenotazione (entro agosto 2024): € 25,00
Prenotazioni: editoria@graficheantiga.it – causale “L’Arte nel Trentino”
Info: ezio.chini@gmail.com Collaborazione scientifica e redazionale: Marcello Beato
Se l’Italia venne definita da Dante “bel paese là dove ‘l sì suona” e se oggi si dice che è “il paese più bello del mondo” anche il Trentino, pur nella sua posizione marginale che lo fa sembrare quasi solo affacciato timidamente alla penisola, prende parte a questa bellezza come una limpida voce all’interno di un grande coro.
Questo lavoro cerca di offrire una nuova sintesi, un orientamento per chi desidera addentrarsi nel meraviglioso paesaggio dell’arte figurativa.
L’arte nel Trentino dal Medioevo al secolo XX. Una nuova narrazione
Struttura del volume
. Introduzione
. La geografia artistica del Trentino
. Paesaggio culturale e turismo culturale
. Il patrimonio culturale nelle due guerre
. La tutela dal 1850. Le soprintendenze
. La storiografia artistica
. Trento profilo storico della città
. Arte sacra popolare, anomalie e particolarità iconografiche
. Le vicende dell’arte figurativa con oltre 60 approfondimenti
. Indici: temi, nomi di persona e di luogo
. Bibliografia generale
La storia di un territorio attraverso le testimonianze di coloro che l’hanno abitato dal Paleolitico ad oggi: il paesaggio, i nomi dei luoghi, i resti dei castelli medioevali e degli opifici, gli antichi borghi, le ville, le chiese, i fiumi, i monumenti, le strade, le trincee e le tante opere d’arte, che ne fanno un grande museo diffuso. È la cosiddetta Pedemontana del Grappa, delimitata da due grandi fiumi – il Brenta e il Piave – che comprende la parte collinare a sud del monte “sacro alla Patria” e continua in pianura fino all’antica via Postumia, che collegava Genova con Aquileia. Attraverso una vasta e aggiornata iconografia – risultato di una recentissima campagna fotografica – e una serie di saggi e approfondimenti affidati a chi questo territorio lo vive, lo conosce, lo studia da decenni, questo volume mira a far conoscere le radici antiche alla base dello sviluppo di una delle zone attualmente più prospere d’Italia, e, se la Storia può insegnare qualcosa, potrà indicare anche le strade per il futuro.
Alla periferia di una grande, anonima città è arrivato il circo. Ha piantato le tende in un prato spelacchiato dove tra erba e sassi trovano posto le corse, le grida, i giochi dei bambini che abitano negli allampanati palazzoni che svettano ai margini dell’abitato. Così, come ogni sera, prende il via lo spettacolo più stravagante, pasticcione e maldestro che voi possiate immaginare. E, poi e come sempre, si riparte verso nuovi paesi, incontro a nuovi prodigi. Grandi e piccini si sono ancora una volta divertiti senza essere abbagliati da troppe luci, senza essere spaventati da animali feroci. Un coniglio, un cane e una capra bastano per fare festa. Il Circo Maldestri è un piccolo, modesto circo che però sa regalare, a un modico prezzo, generose, ricche risate. Se potete, aprite il tendone ed entrate!
Alfredo Stoppa, per più di 25 anni libraio, in pochi anni conquista uno spazio di rilievo nell’ambito dell’editoria per ragazzi e ottiene numerosi riconoscimenti nazionali e internazionali: sette volte vincitore del Premio Andersen nazionale. Come autore ha all’attivo una cinquantina di libri pubblicati in Italia e all’estero. Tiene corsi di scrittura per insegnanti e laboratori per bambini e ragazzi.
Pochi artisti tra XIX e XX secolo possono vantare un costante interesse verso le loro opere come il viennese Gustav Klimt, figura di spicco che ha rivoluzionato il mondo delle arti figurative. Il volume rilegge la sua opera attraverso documenti artistici, che mettono in scena, grazie a un elaborato procedimento a stampa, i capolavori pittorici e grafici klimtiani, e che la critica ha considerato solo marginalmente. Le tre cartelle: Hugo Heller (Das Werk von Gustav Klimt, 1918), Gilhofer & Ranschburg (Gustav Klimt. Fünfundzwanzig Handzeichnungen, 1919), Max Eisler (Gustav Klimt. Eine Nachlese, 1931) sono la dimostrazione dell’ininterrotta attrazione esercitata dall’opera klimtiana.
La qualità grafica delle riproduzioni in collotipia raggiunta dalla Tipografia di Stato austriaca esalta il valore estetico di questi fogli e delle cartelle a tiratura limitata che li contengono e dimostra quanta importanza essi abbiano per la ricezione dell’artista. Il volume non intende solo presentare i capolavori del grande artista mitteleuropeo, ma anche far conoscere e valorizzare dei prodotti artistici di straordinaria fattura, summa di squisita eleganza e sapienza esecutiva, massimo obiettivo delle arti viennesi attorno al 1900.
Dodici maggio 1924, il finale annunciato. Nella cittadina veneta dove ha scelto di riposare per sempre, va in scena l’ultimo spettacolo di Eleonora Duse – la più importante attrice di teatro del suo tempo, forse la più grande di sempre, capace di mandare in delirio platee di spettatori – che si è spenta tre settimane prima in un albergo di Pittsburgh in Pennsylvania, Stati Uniti. Ad accompagnarla nel piccolo cimitero di S. Anna è un corteo interminabile che si snoda lungo le strette vie del paese in lutto. Attori, scrittori, amici, intellettuali, ma anche un sottosegretario del governo Mussolini, le autorità locali e regionali, i notabili del paese e la gente comune. C’è pure un rappresentante politico dell’opposizione, il deputato di Rovigo Giacomo Matteotti. Ma la storia d’amore tra Asolo e Eleonora, già astro nascente dei palcoscenici di mezzo mondo, persona libera e dalla vita sentimentale movimentata, comincia trent’anni prima, nel 1892. La diva è ospite di un’amica americana a La Mura, fascinosa dimora alle porte della città, e decide che sarà quello il paese dove trovare serenità negli intermezzi di una vita girovaga condotta tra le stanze d’albergo di tutto il mondo. E ad Asolo la Duse tornerà in più riprese, ora ospite di altri amici in Villa Belvedere, ora nelle due camere riservate a lei all’Albergo al Sole, che si affaccia sulla piazza principale della città. E alla fine, dopo il lungo legame con Arrigo Boito e quello tempestoso con Gabriele d’Annunzio, e dopo il clamoroso ritiro dalle scene, ecco che ad Asolo ritorna impegnandosi nella ricerca di una casa che vorrebbe fosse davvero sua, la prima mai posseduta nel corso della sua esistenza nomade. È Casa dell’Arco in via Canova la dimora prescelta. La palazzina verrà comprata dalla figlia Enrichetta, in memoria della madre, cinque mesi dopo la sua morte. A corredo del testo, fotografie d’epoca anche inedite dell’attrice e dei suoi funerali.
La musica, per Aleksej, è la sostanza della vita stessa, fin dal giorno in cui sua madre ha guidato le sue piccole mani sulla tastiera di un pianoforte. Il giovane bambino prodigio avrà una vita complicata che lo porterà dalla Russia alla Francia e poi in tutto il mondo, trasformandosi in un pianista inquieto, capace di vincere premi e concorsi ma non di entrare in sintonia con il ritmo dell’esistenza, vivendo in un costante e disperato controtempo. Una sera, nel corso dell’ennesima tournée, il destino di Aleksej deraglia: abbandona il palcoscenico per cercare un nuovo modo di vivere la sua musica, nelle strade, parlando al cuore delle persone che si fermano ad ascoltarlo per regalarsi un momento di felicità. Comincia così, per lui, un viaggio tra le piazze e le vie del nord Italia che sarà un vero e proprio cammino compiuto dentro la sua anima. Aleksej conoscerà la vergogna, l’estasi, la felicità, il dolore e riuscirà a “diventare musica”, scoprendo l’amore e gettando luce sul suo misterioso e infelice passato.
Paolo Zanarella, conosciuto come “Il pianista fuori posto”, è nato a Padova nel 1968. Si avvicina alla musica come autodidatta, oggi è un compositore che ama esprimersi principalmente attraverso l’improvvisazione. La sua musica è un’appassionata ricerca di forme armoniche nelle quali l’ascolto è immediato e travolgente. Dal 2009 si esibisce per l’Italia, dalle città alle montagne fino al mare, con il suo pianoforte a mezza coda. Con questo romanzo ha dato una forma narrativa alla sua rivoluzionaria visione della musica: non basta vivere di musica. Bisogna diventare musica!
Il volume Italia Sessanta. Arte, Moda e Design. Dal Boom al Pop, catalogo della mostra omonima di Palazzo Attems Petzenstein (Gorizia) – aperta al pubblico fino al 27 ottobre 2024 – è un viaggio dentro quello che è uno dei grandi miti della storia recente. Un decennio effervescente e controverso quello dei “mitici” Anni Sessanta. Tempo di complessi mutamenti sociali e politici, certo, ma anche di originali spinte creative e dell’imporsi di nuovi approcci e nuove visioni. A mutare è il modo di vivere, di abitare, lavorare, vestire, amare e gestire il tempo libero. Sono gli anni in cui ogni sogno sembra poter diventare realtà, a partire dall’uomo a passeggio sulla Luna. Trionfano le materie plastiche che consentono ulteriore libertà creativa, del design, delle più incredibili sperimentazioni e di oggetti-icona quali ad esempio il mangiadischi.
La mostra, inappuntabile nei contenuti e nell’analisi storico critica, si annuncia leggera, divertente, coinvolgente.
Tra i tanti costrutti umani il confine figura senz’altro tra quelli più impattanti nella vita delle comunità e sulla demarcazione
della geografia terrestre. Quello tra Stati Uniti e Messico è senz’altro paradigmatico, e perciò ampiamente documentato,
oltre che esplorato dal cinema e dalla fotografia. Il volume Dead End di Nicola Moscelli prova ad osservarlo diversamente. Come? Intersecando la vista stradale, arbitraria della spazialità “Pegman” con altrettante direttrici materiali (storica e letteraria ad esempio) che ne espandono la definizione. Il confine non è solo un tratteggio superficiale o amministrativo bensì tessuto vivo innervato di relazioni che ne aumentano la trama e la comprensione. Il libro stesso è disegnato per accogliere tale reciprocità e il lettore può così attraversare a piacimento il confine. Dead End, vicolo cieco, reca il titolo. Se ne contano a migliaia di queste “vie” che terminano bruscamente. Moscelli ne ha mappate moltissime, in comune hanno il retrogusto di una storia interrotta, di una magia sospesa, di un senso che si perde nel nulla. L’autore
restituisce loro una prospettiva con incursioni testuali, citazioni e approfondimenti. Completano la visione le letture di Maceo Montoya, Miriam Ticktin, e Steve Bisson. L’indagine apre ad un metodo che si appropria di reperti visuali e scorie computazionali per rilanciare il confine come dispositivo interpretativo, concettuale e ottico. Benvenuta alla neo archeologia “scopica” che impiega le immagini come fossili della memoria sociale.
Nicola Moscelli (Bari, 1980) è un ingegnere, narratore e documentarista, utilizza la fotografia e le arti visive per stimolare attenzione, comprensione, e dibattito sull’ambiente e il modo in cui l’umanità si relaziona o interviene su esso. Attualmente vive a Den Haag, Paesi Bassi.
Quarant’anni di ricerca tra “estetica e funzione” si dipanano tra le pagine di questo volume che descrive il mondo del design di Jacques Toussaint. La funzione che caratterizza la destinazione dei prodotti di arredo richiede un’attenzione sempre maggiore al loro valore estetico e Toussaint sviluppa nella sua attività un’azione sempre più integrata tra design e arte, due aspetti della creatività tra i quali esiste una naturale fluidità di pensiero.
Si indaga come, pur rimanendo sull’obiettivo di sublimare visione e pensiero, il creativo abbia saputo dare razionalità agli oggetti del vivere e dell’abitare, con una progettazione di grande rigore compositivo-costruttivo, che coniuga una prima formazione francese con un approccio e un’esperienza italiana ad una evidente apertura internazionale.
Jacques Toussaint nasce a Parigi nel 1947. Inizia la sua attività in Italia nel 1971 dopo aver studiato a Parigi presso l’École Nationale Supérieure des Beaux Arts. Partecipa a numerose mostre in gallerie ed istituzioni italiane ed estere. Sue opere sono presenti nelle collezioni permanenti del Denver Art Museum, del Die Neue Sammlung di Monaco di Baviera, del Kunstgewerbemuseum di Berlino, del Museo Nazionale di Poznan in Polonia, della Galleria d’Arte Moderna di Palazzo Forti a Verona e del CAMeC di La Spezia.
— ATTENZIONE: PRODOTTO DISPONIBILE SOLO NELLA VERSIONE IN INGLESE —
Gianpietro Benedetti ripercorre nelle pagine di questo volume la sua lunga, fortunata e non di rado sorprendente storia, una straordinaria parabola professionale e umana che l’ha portato a guidare la Danieli, azienda leader a livello mondiale nella produzione di macchine per la lavorazione dell’acciaio.
Nelle pagine del libro le memorie personali, i racconti dei viaggi di lavoro in ogni Paese del mondo, la descrizione di tanti collaboratori, colleghi e amici che hanno accompagnato l’autore nel suo percorso professionale si alternano alle descrizioni delle principali evoluzioni tecnologiche che hanno rivoluzionato il mondo della siderurgia dagli anni Sessanta a oggi.
Raccontando le sfide di una vita trascorsa all’insegna del lavoro, della curiosità e della passione per la siderurgia, Gianpietro Benedetti rivive le tappe essenziali della sua avventura umana, soffermandosi anche sulla sua passione per l’arte, la bellezza e il “saper fare”, vera radice di ogni progresso e ogni successo.