Questo visionario scrittore ci invita a una festa del papà invero sui generis.
Per accompagnare il lettore in questo misterioso evento, l’autore mette in scena un “musical letterario” utilizzando testi di 44 canzoni degli anni Settanta (e non solo) da cui trae il canovaccio dell’opera. Nel suo cammino lo guidano e lo illuminano richiami e citazioni da 666 autori, noti e meno noti, sia dei giorni nostri sia di epoche passate, fino addirittura all’antichità classica: perché non può esistere nuova creatività prescindendo dall’eredità lasciata dal genio altrui. Mescolando la colonna sonora e le citazioni a uno stile personale fortemente influenzato dai suoi trascorsi da poeta, l’autore alterna pagine comiche ad altre introspettive, in un romanzo che rispecchia, con raffronto ardito, delle nostre vite, l’ordito.
Volume 0: 316 pagine
Volume 1, 2, 3: 222 pagine brossura con cofanetto
In allegato una penna USB contenente 44 tracce musicali di accompagnamento
Un ospite invisibile, simile a tanti altri che stanno seminando dolore in tutto il mondo, entra nella mente di un uomo in una primavera d’insolita dolcezza. Diversamente dai suoi simili, quell’Ospite Strano non vuole contagiare chi lo ospita, ma solo conoscere il mondo attraverso il suo sguardo. Una sequenza di incontri con persone, sentimenti, situazioni, animali ed emozioni consolidano una nuova amicizia tra Franco e il virus che abita nella sua mente, tanto innocuo quanto curioso. E danno vita ad un’avventura sospesa tra realtà e fantasia, tra lettura disincantata del mondo degli uomini ed esercizio fantastico nel macrocosmo della Natura e della Bellezza.
Franco Fedozzi è nato a Copparo, nella verde pianura ferrarese e risiede a Padova. Ufficiale della Guardia di Finanza prima e successivamente Avvocato nel campo del diritto penale tributario. Già autore di numerose pubblicazioni tra cui Il palazzo dei sentimenti rottamati e vincitore del Premio speciale “Jerry Masslo” al XXI concorso nazionale di poesia Città di Mede (PV).
Trentasei piccole chiese, incastonate come gioielli in un territorio, quello dolomitico, fra i più belli del mondo. Alcune sono un po’ appartate, nascoste e protette dal manto verde e profumato del bosco, altre di più facile incontro. Da Cortina D’Ampezzo, al Cadore, al Comelico, a Sappada, lungo un itinerario che si fa pellegrinaggio religioso ed artistico, andando per strade battute e sentieri di montagna, Antonio Chiades ci accompagna con mano delicata e leggera in una atmosfera intrisa, da secoli, di lode e supplica a Dio.
Ed è così che scopriamo i santi protettori, le statue e le tantissime immagini dedicate alla Madonna, i Crocefissi, gli altari e gli affreschi, le volte e le navate. Ciascuna piccola chiesa è un capolavoro di eleganza, ha dimensioni raccolte e inconfondibile profilo, che la mano dell’artista Franco Losso ha sapientemente sintetizzato.
Come canne d’organo le chiesette dolomitiche risuonano vibranti allo sguardo dell’Autore e propagano alle corde interiori del visitatore, o lettore, un canto che rasserena e placa le inquietudini del vivere, che asciuga le ferite e disseta l’aridità della solitudine e di ogni abbandono. È la riscoperta di un antico, un continuo, un sempre nuovo implorare.
Da diversi anni Arrigo Cipriani, in interviste e rarefatte apparizioni televisive, si è dato il compito di tenere alta la bandiera della buona cucina della tradizione italiana. Quella dei piatti che ogni giorno, secondo le ricette delle nostre genitrici e progenitrici, ancora si possono per fortuna assaporare in qualche costumata famiglia.
La cucina che “sa di casa”. Una delle regole auree di Cipriani è che in cucina non si devono far sembrare complicate le cose semplici, bensì far apparire semplici quelle complicate. Una regola, in verità, che si apparenta da vicino a ciò che, in altro contesto, Baldassar Castiglione nel Cortegiano definisce con il neologismo di sprezzatura: “che nasconda l’arte e dimostri ciò, che si fa e dice, venir fatto senza fatica e quasi senza pensarvi”. Dove “arte” deve naturalmente intendersi con “artificio”.
Non ci sono invenzioni da fare, perché la buona cucina, che piace a Cipriani, è prima di tutto cucina di servizio: al servizio di chi ne beneficia e ne gode, in famiglia o al ristorante. E in quest’ultimo caso, deve appagare il cliente, non la vanità dello “chef”.
«Per Gabbana “l’assenza è visibile” e in fotografia visibilissima, ancor più se la si sottolinea tramite spazi scelti, ben precisi. Per lui la fotografia non è mai oggettiva visione della realtà, ma documentazione di un punto di vista, così le tinte, le forme o le superfici diventano protagoniste di una messa in scena funzionale alla rappresentazione, in questo caso oserei dire “teatrale”. La sua fotografia non rivaleggia con la pittura, ma l’una là si ritrova nell’altra. Come già scrisse la filosofa americana Susan Sontag, “se il fotografo rivela, il pittore costruisce”, in questo caso mostrandoci l’attualità per poi tentare di dare scheletro a un possibile domani, a un futuro di nuovo socialmente vivibile.» Gian Ruggero Manzoni
Il ricavato dalla vendita di questo volume sarà interamente destinato a sostegno dell’Associazione CAF, che dal 1979 accoglie e cura bambini e ragazzi allontanati dalla propria famiglia d’origine a causa di gravi maltrattamenti e abusi.
Maurizio Gabbana è nato a Milano nel 1956, ma di famiglia della Marca Trevigiana. Autodidatta, da subito inizia una ricerca fotografica mediante scatti di espressione artistica. Partecipa a diverse biennali, tra cui Venezia e Mosca. Nel 2017 pubblica “Con La Luce negli Occhi”, nel 2020 espone i suoi lavori al Museo Triennale a Milano. I suoi cataloghi sono conservati alla Brandente di Milano, la Tate Modern, il Metropolitan Museum ed il Centro Pompidou.
Gli alberi ricordano: essi stessi ricordano oppure aiutano a ricordare? Una raccolta di racconti, come passi qua e là per il Veneto, a osservare e a capire qualche segno minuto lasciato sulle forme del territorio dalla storia, quella riportata nei libri che abbiamo studiato, ma più spesso quella che si è dipanata intorno alla casa, fatta col lavoro della gente, con le tradizioni d’uso della terra, con la vita, goduta o sofferta, delle famiglie.
Sono pagine da affrontare con leggerezza, lasciandosi condurre dalla narrazione, che non vuole dare alcun insegnamento, ma solo condividere qualche fremito, qualche emozione, scoprendo il tesoro di vita e di esperienza racchiuso in ogni cantone della nostra terra.
Molti dei disegni d’alberi e di boschi che accompagnano i racconti sono dovuti alla mano felice di Lucio Sottovia, forestale e botanico finissimo. Le fotografie sono di Paolo Semenzato, mentre di Francesco Viola sono le immagini delle opere di Mattioli, Miller e De Rogissard e gli scatti che nelle
ultime pagine mostrano al lettore, con il necessario dettaglio e con i giusti colori dell’epoca, le carte storiche delle province venete con i luoghi in cui si sono compiute le vicende qui raccontate.
Franco Viola ha insegnato Ecologia e Pianificazione territoriale all’ Università degli Studi di Padova. Ha concluso il suo insegnamento dedicandosi al Paesaggio, rivolgendo particolari attenzioni ai segni della storia e dell’antico rapporto tra uomini e territorio. Nel volume Gli alberi ricordano, l’autore ha cercato di stimolare nel lettore la curiosità per la propria terra e la ricerca di quei segni che rendono unico e affascinante ogni luogo del Veneto.
Acquerelli e chine, rastrelli e malerbe, rape e fagiolini, ricette e aneddoti, tutto sullo sfondo delle montagne della Valtellina. La cura dell’orto di Luisa Angelici è un racconto armonico, vivace e spontaneo, che oscilla, come una brezza leggera, tra erbe e fiori, verdure e ortaggi che
l’autrice coltiva, da quando era ragazza, in un piccolo campo alla periferia di Sondrio, la città dove affondano le sue radici.
Nella storia, Angelici alterna esperienze fatte “sul campo” e pillole di saggezza, considerazioni personali e vicende famigliari che portano il lettore a riconnettersi con la natura e a riflettere sull’analogia tra la “cura” delle piante e la “cura” della propria vita.
Ciò che rende questo libro particolarmente speciale è la magistrale interpretazione in chiave pittorica che l’autrice fa di piante, fiori e montagne, fino a creare un oggetto d’arte di grande raffinatezza, che comprende più di cinquanta tra chine e acquerelli.
Luisa Angelici vive a Sondrio, dove per quarant’anni ha lavorato come insegnante. Oltre alla cura dell’orto, ama andare in bicicletta e in montagna (dal trekking allo scialpinismo al free climbing), ha una grande passione per la musica da camera (suona il flauto dolce e la viola da gamba) e per la pittura. Collabora da anni con la rivista Le Montagne Divertenti.
Questo progetto nasce quasi istintivamente nel momento in cui gli eventi di questo anno particolare – il 2020 – hanno permesso di vedere la città da una prospettiva diversa. Un punto di vista inedito, privilegiato e quasi inaccessibile che ha svelato una Venezia solitaria, nel suo vero aspetto tra architetture, canali e rii, piazze e campielli, in tutta la sua bellezza silenziosa.
All’arte della fotografia di Andrea Pancino – che produce con abilità tecnica e autentica sensibilità – si intreccia l’arte letteraria, con la potenza delle parole dei testi Haiku di Leonardo Driusso, componimenti in tre versi che descrivono le immagini con efficace immediatezza. Questa sintesi artistica lascia spazio a suggestioni che toccano le corde più intime dello spettatore lettore.
Venezia è in queste pagine un teatro inedito, dove l’uomo lascia il palcoscenico all’infinita emozione che suscita l’arte e la storia veneziana, soprattutto in questi 59 lunghissimi giorni.
Le forme curiose dei caratteri in legno e piombo conservati in Tipoteca Italiana, hanno ispirato i “tipi animati” di Bill Moran. Il calendario impresso nella stamperia del Museo Tipoteca, testimonia la bellezza espressiva e il fascino visivo e tattile della stampa tipografica.
Un fil rouge che tra radici storiche e futuro diventa protagonista di #unastoriainmovimento.
Il calendario rappresenta un segno di fattiva collaborazione e gemellaggio tra Tipoteca Italiana e Hamilton Wood Type & Printing Museum.
Bill Moran, terza generazione di una famiglia di stampatori, è tipografo e designer all’Hamilton Wood Type & Printing Museum a Two Rivers, Wisconsin. Le opere “letterbugs” esposte in mostre internazionali sono presenti nelle raccolte permanenti del Gutenberg Museum, di Tipoteca Italiana e della Newberry Library.
La base del calendario è realizzata unicamente con il legno di alberi abbattuti sulle Dolomiti dalla tempesta Vaia nel 2018.
Il libro si articola in 25 brevi capitoli, ognuno dei quali affronta un aspetto specifico del disegno di caratteri, dal rapporto con il linguaggio a quello con gli stili, dall’importanza dei modelli storici all’evoluzione digitale, dalla leggibilità all’espressività. I capitoli sono accompagnati da più di 200 immagini e da esempi pratici; la terminologia è chiarita da un esaustivo glossario.
La Teoria si rivolge a chiunque nutra un interesse sincero nei confronti della tipografia; la completezza della trattazione e la chiarezza dell’esposizione la rendono adatta a un pubblico ampio: dai professionisti del settore agli studenti di tipografia e design, fino ai semplici appassionati di questa meravigliosa arte che da più di cinque secoli dà forma alle nostre parole.