Giardini storici, verità e finzione allude, con uno sguardo apparentemente ironico e ai limiti dell’irriverente, a quei momenti del secolo scorso nei quali si è fatto uso della storia per replicarne forme e modelli, arrivando a produrre vere e proprie copie di giardini, “falsi” che esprimono un’attitudine verso il passato che oggi possiamo rileggere con maggiore consapevolezza.
Allo stesso contesto, tuttavia, appartengono anche molti esempi più convincenti, che rivelano sensibilità diverse, grazie alle quali il lavoro nel campo del giardino storico è avvenuto all’insegna della continuità, sviluppando interesse sia verso la conoscenza, sia verso un esercizio creativo di interpretazione critica della storia.
A partire dai contenuti delle Giornate internazionali di studio sul paesaggio 2019 e di altri “cantieri” di ricerca e sperimentazione aperti dalla Fondazione nel periodo recente, si sono individuate alcune direzioni di approfondimento, sviluppate da diciotto autori in sedici contributi che ricostruiscono, per frammenti, una geografia complessa di relazioni, scambi e influenze reciproche molto fertili, che continuano ad alimentare anche la cultura contemporanea del giardino e del paesaggio e a ispirare interventi capaci di non congelare le forme del passato, ma di interrogarsi sulla continuità dei luoghi e dei contesti di appartenenza, e sulla presenza di coloro che li abitano e si prendono cura del loro futuro.
Il volume collettivo, curato da Monique Mosser, José Tito Rojo, Simonetta Zanon, raccoglie 16 contributi di studiosi.
La cultura africana ha influito in maniera profonda e indelebile sulla modernità dell’Occidente, come ci ricorda il “periodo africano” di Pablo Picasso, collezionista di opere e sculture provenienti dall’Africa. L’Associazione Progetto Dogon Onlus è impegnata da anni in un cammino umanitario a favore del popolo della Regione dei Dogon, nel Mali. Il catalogo dedicato alla mostra “Padova nel Dogon. Il Dogon a Padova” – in occasione delle celebrazioni di “Padova Capitale Europea del Volontariato” – racchiude il lavoro di tanti anni in favore della popolazione africana, messa a dura prova dalla povertà, dalla penuria alimentare, dalla siccità e non da ultimi i mutamenti climatici e il terrorismo jihadista. Il segno tangibile di questo storico sodalizio è oggi visibile tra le pareti dipinte del Palazzo della Ragione di Padova e va letto come un segno di pace, di confronto e di collaborazione tra l’Occidente e l’Africa che, non dimentichiamo, è culla dell’Umanità. Una popolazione, i Dogon, ricchissima di tradizioni culturali, quali la loro arte e una cosmogonia cha da tempo li definisce per la loro conoscenza astronomica “figlia delle stelle”, della quale in mostra sono esposti pezzi preziosi provenienti dalla collezione privata di Umberto Knycz.
L’universo delle carte da gioco, da secoli protagoniste del folclore, della cultura e dell’arte popolare non solo italiana, è ancora in buona parte inesplorato. In tale contesto, si assume in genere che le carte siano pervenute in Italia nel Trecento, importate da paesi arabi, ove sarebbero giunte dall’India o dalla Cina; i documenti più remoti, che dettano imposizioni fiscali e divieti vari, risalgono appunto a quel tempo. Non fa eccezione la genesi delle Carte Trevisane, forse il tipo italiano più antico. Questo esauriente saggio di Andrea Piovesan, frutto di studi e approfondimenti, connotato da una ricca iconografia, contiene novità di assoluta rilevanza dal punto di vista storico e cartagiocofilo. La pubblicazione è dedicata all’evoluzione delle Carte Trevisane a doppia testa dall’esordio ai giorni nostri, analizzata senza trascurare i dovuti legami con il modello originario, né la fondamenta le opera dei cartai di Treviso. Affascinanti scoperte attendono il lettore: dalla biografia di Francesca Rind – della quale soltanto il nome era a oggi noto – alla storia reale e documentata della ditta trevigiana Teodomiro Dal Negro, la più antica azienda famigliare di cartai attiva in Italia e dalla paternità delle incisioni che tuttora elevano le Carte Trevisane a piccole opere d’arte fino all’interpretazione dei motti e dei simboli che ne sono peculiarità esclusiva ed essenziale.
Il volume monografico dedicato al pittore Michelangelo Grigoletti (1801-1870) è il risultato dell’impegno della sua città natale – Pordenone – a rendergli omaggio con una mostra a lui intitolata, che contribuisce a valorizzare uno dei suoi personaggi più illustri nell’ambito delle arti figurative del Friuli, ma non solo.
Le opere dell’artista varcano i confini nazionali per espandersi nella Mitteleuropa dell’Ottocento, con manufatti che testimoniano l’evolversi dello stile in relazione alla sua sensibilità alle correnti artistiche dell’epoca. La produzione spazia dalla pittura, di tema religioso, storico e mitologico, al disegno, in particolare legato alla ritrattistica.
I lasciti Grigoletti, anche da parte della famiglia dell’autore, sono i nuclei fondativi delle raccolte d’arte cittadine esposte a Palazzo Ricchieri e ben rappresentati in questo volume che traccia la storia e lo spessore di Michelangelo Grigoletti, rafforzando attraverso lui l’identità artistica-culturale friulana, nel segno delle sue radici e senso di comunità contemporaneo.
Vania Gransinigh è dottore di ricerca in Storia dell’arte contemporanea, si è occupata di pittura e scultura italiane dell’800 e del ’900. Dal 2008 è conservatore dei Civici Musei di Udine e dal 2011 responsabile di Casa Cavazzini, il Museo d’Arte Moderna e Contemporanea di Udine.
Con una narrazione di ascendenza poetica, Lucio Carraro racconta la straordinaria avventura esistenziale della sua generazione, l’unica nella storia dell’umanità ad aver vissuto tre epoche in una vita sola. Lo fa guidato dagli stradari olfattivi che le hanno caratterizzate e che costituiscono il fil rouge della sua densa ricognizione. Si avvale, stilisticamente, di concept letterari che vanno oltre la cronaca per scrutare, nelle cose piccole come nei grandi eventi, i flutti, le rapide e le tempeste dell’impetuoso, quanto imprevisto nelle sue accelerazioni, corso del tempo.
Ma dove sfocerà questo travolgente fiume? Potranno ancora gli uomini assaporarne la quieta frescura della sera o andrà oltre la storia, risucchiato dal gorgo del transumanesimo?
Lucio Carraro (Mogliano Veneto, 1954) è scrittore periferico alla poesia. Per anni felicemente impegnato come maestro e copywriter, ha scritto diversi libri su persone, paesaggi, sentimenti. Fra le pubblicazioni più recenti: Agosto (Arcari editore) Il senso della lumaca e altre storie (Slow Food editore) Cuoche, le radici della cucina (Antiga Edizioni), Convivio (Antiga Edizioni).
Oggi chi si occupa di comunicazione può contare su una grande ricchezza di strumenti, Giuseppe Mazzotti contava invece su una grande ricchezza di messaggi che, insistendo sui vari temi del bello, potremmo ricondurre ad un trasversale messaggio di civiltà.
Questo libro vuole essere un percorso di scoperta della sorprendente contemporaneità di un grande precursore, attraverso il confronto tra le strategie e le modalità attuali e quelle che lui usava quasi secolo fa; un viaggio che insegna come, prima di raccontare, dobbiamo tornare a scoprire, ad osservare, a sviluppare un pensiero critico e personale, mettendo in conto anche la revisione delle nostre certezze, e che ci invita a ritrovare il piacere – prima ancora che il dovere – della narrazione fondata e ben costruita, frutto del giusto tempo e della giusta cura. Un atto d’amore verso i nostri lettori.
Quante volte, organizzando un’escursione, avete cercato nella cartina di chiudere un giro ad anello? Gli itinerari circolari esercitano sugli escursionisti un fascino particolare, poiché danno la possibilità di vivere la montagna senza ritornare sui propri passi e fare dei veri e propri viaggi ad alta quota.
Nelle Dolomiti c’è una vasta scelta di itinerari con queste caratteristiche e obiettivo di questa guida è proporre una raccolta dei giri più interessanti, mettendo a disposizione di tutti le esperienze vissute in tanti anni tra le montagne. Sono stati inseriti alcuni nuovi itinerari, che rappresentano il meglio dell’escursionismo dolomitico, molto lunghi, complessi e in zone selvagge. L’impostazione della guida è volta a favorire il lettore nella scelta e nell’organizzazione degli itinerari: sono presenti delle informazioni immediatamente identificabili sulla difficoltà, sui tempi e sui dislivelli, come anche le coordinate GPS dei punti di partenza, per raggiungere il punto di partenza in auto senza incertezza.
Si è voluto indicare in modo evidente la valutazione complessiva degli stessi, sulla base delle bellezze ambientali e del percorso, per evidenziare quelli che meritano più degli altri di essere presi in considerazione.
Un raffinato e agile volume, che il lettore potrà consultare più e più volte cercando tra le pagine le risposte alle mille curiosità suscitate visitando Venezia: una vera e propria miniera di informazioni e aneddoti su una delle città più belle e ricche di storia al mondo.
Qual è il significato degli insoliti toponimi che si possono leggere sui “ninsioléti”; cosa simboleggia il ferro da prua della gondola? Quanti sono i ponti, i campanili, i campi di Venezia? Come e quando è nato a Venezia uno degli aperitivi più famosi del mondo, lo spritz? E il Carnevale?
Unendo la sintesi alla precisione di informazione, l’autore ci accompagna tra calli, campi e canali invitandoci a osservare con occhi più attenti e curiosi le bellezze e i dettagli unici sparsi in ogni angolo della città.
Ottavo numero della Collana “I quaderni di Fra Giocondo” del Consorzio di Bonifica Piave.
Il volumetto, ampiamente illustrato, descrive il percorso del canale Asolo-Maser, che inizia in territorio di Pederobba, frazione Covolo, si snoda attraverso il territorio di Cornuda, su terreni pianeggianti, quindi attraverso i territori di Maser ed Asolo, qui in posizione pedecollinare, per confluire infine nel canale Musonello, derivato variamente dal Muson dei Sassi e scorrente in aderenza allo stesso. Vergani descrive i problemi d’acque nella fascia pedecollinare dei Colli Asolanti, Antoniol ci illustra le origini del canale Asolo-Maser, infine Zannin contestualizza il Canale all’interno del sistema del Canale Brentella: da canale Primario a canale Principale nell’arco temporale tra gli anni Cinquanta e Settanta del Novecento.
Il volume ripercorre, per la prima volta, la lunga storia dei Musei Civici di Treviso, delle sedi in cui si articolano e delle più significative collezioni.
Rigorosa nel metodo, ma cordiale e avvincente, la narrazione illustra la nascita nel 1851 – stanno giusto per scoccare i 170 anni di vita – e lo sviluppo della Pinacoteca e la creazione a fine Ottocento, ad opera di Luigi Bailo, del Museo Trivigiano. Vengono ricostruite le trasformazioni del convento di Santa Caterina nel corso del secondo Novecento e dei primi anni del nostro secolo, la lunga fase di progettazione, avviata da Carlo Scarpa, e i lavori eseguiti per realizzarvi una importante sede museale, aperta anche agli eventi culturali della città e attrezzata per grandi mostre. Se ne illustrano le raccolte esposte, in particolare la quadreria ultimata nel 2018, e le Storie di Sant’Orsola, capolavoro restaurato negli ultimi anni e riallestito nella chiesa. Non manca un capitolo dedicato alla collezione dei manifesti Salce e alle numerose mostre di cui è stata oggetto dal 1959 al 2019. Il lettore è infine guidato nella visita del Museo Bailo, la cui recente ristrutturazione (2015) ne ha fatto uno dei luoghi più suggestivi nel Veneto dedicati all’arte contemporanea.
Emilio Lippi è autore di una monografia su Alvise Cornaro (Antenore 1983), dell’edizione critica della Leandreride di Giovanni Girolamo Nadal (Antenore 1996), del capitolo dedicato a Giovanni Boccaccio nella Letteratura Italiana. La tradizione dei testi (Salerno 2001). Ha pubblicato vari saggi su momenti e personaggi della letteratura veneta, raccolti in Contributi di filologia veneta (Antilia 2003) e curato i primi cinque volumi del Catalogo dei manoscritti della Biblioteca Comunale di Treviso (Comune di Treviso, 1995-2000). Per Antiga Edizioni è autore,
con Carolina Pupo, di Il Prato e la Fiera. Ottocento anni di commercio e divertimento a Treviso (2018).
Dal 1984 al 2019 è stato direttore della Biblioteca Civica di Treviso, dal 2002 al 2019 dei Musei Civici della stessa città.