Arte a Quinto di Treviso

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Nel pur contenuto territorio del Comune di Quinto di Treviso è presente un considerevole patrimonio di opere d’arte nelle chiese parrocchiali: edifici di antica fondazione che, pur tra demolizioni e ristrutturazioni, sono stati in buona parte conservati, e soprattutto hanno mantenuto i corredi di dipinti, sculture e suppellettili.

In questo volume, oltre ad alcuni piccoli oratori, vengono illustrate tre chiese: l’antica Pieve di San Cassiano, rinnovata nel Settecento, ma che conserva testimonianze dei secoli precedenti come il battistero del 1317 e il monumentale altare ligneo della prima metà del Cinquecento attribuito a Paolo Campsa, nonché l’affresco con Le virtù teologali di Jacopo Guarana; la chiesa di San Giorgio, con un altare di Campsa gemello di quello di San Cassiano e un prezioso trittico di Ludovico Pozzoserrato; quella di Santa Cristina, edificata nella prima metà del Novecento, che accoglie opere d’arte provenienti dall’antica chiesa demolita, tra cui un capolavoro assoluto: la pala di Lorenzo Lotto, uno dei grandi pittori del Rinascimento italiano.

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Viaggio in bonifica

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La terra compresa tra il Fiume Sile e il Tagliamento, la Venezia Orientale, giace tra uno e due metri sotto il livello del mare, protetta da un sistema continuo di arginature. Tra cinquant’anni l’abbassamento del suolo e l’innalzamento del livello del mare potrebbero riportare l’acqua dov’è sempre stata, sommergendo la pianura e le città della costa. C’è un libro, un‘arca, dove 12 autori hanno il compito di portare in salvo ciascuno 12 immagini dei luoghi della grande bonifica, prima che sia troppo tardi. Viaggio in Bonifica è al tempo stesso sguardo su un territorio specifico, indispensabile per capire cos’è diventato e soprattutto cosa potrà diventare, e metodo di indagine fotografica collettiva, esercizio di attenzione utile a recuperare il contatto con le cose quotidiane, con tutto ciò che sia capace di stabilizzare la vita umana, legato alla durata e alla persistenza. Identità che si aggrappa alle cose, che resiste al progressivo svuotamento informativo.

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Natur-Park Schöneberger Südgelände e la natura urbana berlinese

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Il Premio Internazionale Carlo Scarpa per il Giardino, iniziativa annuale della Fondazione Benetton Studi Ricerche nell’ambito degli studi sul paesaggio, dedica la sua trentaduesima edizione al Natur Park Schöneberger Südgel.nde e alla natura urbana berlinese. Collocato a sud dell’anello della S-Bahn, questo luogo è frutto dell’abbandono di un’immensa area ferroviaria e della sua radicale riconquista da parte della natura.

Aperto al pubblico dal 1999, il Natur Park Südgel.nde è stato un laboratorio sperimentale e un catalizzatore, inscindibile dalla storia di Berlino e dalla presenza fertile di una “scuola di ecologia urbana” che qui ha saputo stimolare e orientare quello sguardo progettuale e quella coscienza diffusa del paesaggio che sono la ragione del formarsi di un’idea di “natura urbana” in questa città.

Questo volume collettivo racconta, attraverso le voci di diciotto autori (architetti del paesaggio, ecologi, artisti, storici, urbanisti, architetti, geografi), la storia, le caratteristiche, il progetto, la gestione e la fruizione di un luogo di eccezionale valore ecologico, paesaggistico, artistico e sociale, leggendolo nel contesto di una grande metropoli europea caratterizzata da una speciale natura urbana e da una altrettanto speciale e precoce attenzione di ecologi, paesaggisti, pianificatori del paesaggio, artisti, mondo politico e società civile all’evoluzione e al governo degli spazi aperti pubblici e della natura in città.

 

Indice

6 Il Premio Internazionale Carlo Scarpa per il Giardino

8 Motivazione del Premio Carlo Scarpa, in italiano, tedesco e inglese, a cura del Comitato scientifico della Fondazione Benetton Studi Ricerche

19 Thilo Folkerts Berlino: natura urbana in divenire Natur Park Südgelände

Natur Park Südgelände

29 Ingo Kowarik Südgelände, Berlino: trasformare un’area urbana abbandonata in un nuovo tipo di parco naturale

59 Natur Park Südgelände: progetto, manutenzione, sviluppo conversazione di Rita Suhrhoff con Thilo Folkerts

71 Natur Park Südgelände: il ruolo dell’arte conversazione di Klaus Duschat con Thilo Folkerts

84 Cronologia del Natur Park Schöneberger Südgelände, 1838-2025: da scalo ferroviario di smistamento a parco naturale

91 Christoph Schmidt Vivere la città del futuro: il ruolo chiave del Natur Park Südgelände nello sviluppo di un nuovo paradigma urbano a Berlino

Berlino

99 Lorenza Manfredi, Jannis Schiefer, Laura Veronese Attraversando Berlino: nature urbane

119 Stefanie Hennecke Breve storia dei parchi di Berlino

125 Almut Jirku Come perle lungo un filo: il sistema degli spazi aperti di Berlino e il Park am Gleisdreieck

139 Ingo Kowarik La Scuola di ecologia urbana di Berlino e la nascita dell’ecologia delle aree incolte

153 Sandra Jasper Berlino, un’urbanistica ruderale

161 Grün Berlin: percorsi sostenibili per lo sviluppo degli spazi pubblici

Riflessioni a margine, sulla “natura urbana”

163 Berlino e l’evoluzione della cultura contemporanea del paesaggio conversazione di Gabriele G. Kiefer con Thilo Folkerts

173 Norbert Kühn La vegetazione urbana spontanea come strumento di adattamento al clima

187 Heinz W. Hallmann e Ursula Wilms La progettazione del complesso della Topographie des Terrors

193 Leonard Grosch Il Park am Gleisdreieck di Berlino o l’arte di progettare luoghi vivi

203 Anna Lambertini Ibride, cosmopolite, inventive. Nature del “selvatico urbano”

217 Juan Manuel Palerm La natura selvatica del paesaggio svuotato. A proposito di Berlino, “natura urbana”, architettura, arte e vuoto come materia del progetto. Il caso del Natur Park Schöneberger Südgelände

232 Premio Carlo Scarpa 1990-2022

238 Le attività del Premio Carlo Scarpa per il luogo

239 Gli autori

243 Referenze sulle illustrazioni

 

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Gli angeli di Comiso

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Un volume fotografico che racconta la tradizione secolare legata alle celebrazioni pasquali della cittadina di Comiso, in provincia di Ragusa. Le fotografie di Rosario e Raffaele Lo Presti restituiscono un fedele e sorprendente racconto di un rito di fede e di tradizione che si ripete con cadenza annuale nel giorno di Pasqua da centinaia di anni, intriso di significati antropologici, sociologici e di folclore, legato alla tradizione spagnola e siciliana. Due bimbi ogni anno vengono scelti, vestiti e addobbati da Angeli con abiti preziosi che riproducono esattamente quelli del 1400, portati in processione su due simulacri con il susseguirsi di riti suggestivi, coinvolgendo l’intera popolazione con forti momenti emozionali. L’atmosfera che si respira non è legata a un fatto folkloristico, ma spirituale, quasi mistico. Tutti possono raccontare la festa di Pasqua a Comiso, ma solo i comisani ne sanno cogliere la vera essenza, quasi come un’eredità genetica che si è tramandata nei secoli, e che per tanti secoli ancora sarà tramandata di padre in figlio, fin quando esisterà il rispetto per la storia, la cultura e la religione.

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Giovanni Barbisan. Un classico nella modernità

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Il volume Giovanni Barbisan. Un classico nella modernità è il catalogo della mostra aperta dal 1 maggio 2022 presso l’Abbazia di Rosazzo a Manzano (Udine), sull’artista trevigiano Giovanni Barbisan (1914-1988), considerato uno dei maestri veneti della pittura e dell’incisione. Il cuore della mostra è dato da una cospicua collezione friulana delle opere di Barbisan, rivolta in particolare alle sue nature morte e ai raffinati soggetti di fiori, ma impreziosita da rarissimi esemplari di pittura del triennio 1945-1947 in cui l’artista, attraverso la luce naturale, scompone la forma, che si individua per filamenti e colpi di pennello accostati. L’esposizione è poi arricchita da un buon numero di opere sia di pittura che di grafica, che completano il percorso con attenzione anche ai diversi “generi” praticati dal pittore, dalle figure e ritratti alle nature morte, ai paesaggi dal sontuoso naturalismo.

Fin dal 1933 Barbisan inizia a produrre soggetti con la tecnica dell’acquaforte, guardando allo stile dei due massimi incisori italiani di quel momento: Bartolini e Morandi. Il periodo di formazione, con la frequentazione dell’Accademia di Belle Arti di Venezia e le lezioni di “decorazione” tenute da Guido Cadorin, lo videro partecipare appena ventiduenne alla Biennale del 1936, con precoci successi delle sue esposizioni tra opere di grafica e di pittura. Ma è la pratica nella bottega paterna a renderlo più abile nel padroneggiare le tecniche, a cominciare dall’affresco. Barbisan è “il pittore dei musei”, come amerà definirsi, il quale trova ispirazione ed esempio nell’arte antica, da Giorgione agli olandesi del Seicento, a Guglielo Ciardi, con saldo disegno sostenuto da una straordinaria finezza esecutiva.

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Stampe delle opere scolpite da Antonio Canova. Roma MDCCCXVII (1817)

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La presente pubblicazione è la riproduzione anastatica, integrale e fedele adattata a un formato stampa, del volume di incisioni delle opere di Antonio Canova, che il fratello abate Giovan Battista Sartori donò all’Ateneo di Treviso nel 1837. Si tratta di un unicum, per il valore storico del dono, l’unicità del libro nella qualità e nel numero di incisioni che raccoglie, ben 86, e notevole anche per il formato e la confezione che lo conserva.

L’occasione della mostra per il centenario canoviano è stata colta come straordinaria opportunità per realizzare questa preziosa edizione anastatica. Le incisioni raccolte documentano in maniera ampia la produzione canoviana, risultando una summa dell’impegno dell’artista nell’uso di questa arte per la divulgazione delle sue creazioni. Lo scopo era farne omaggio ad amici e personalità illustri, ma era anche quello di diffondere a raggio europeo quanto man mano egli andava facendo, cosicché un vero e proprio mercato di queste stampe andò a crearsi, a Roma come a Parigi, con negozianti che avevano l’esclusiva della vendita.

 

 

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Canova e il dolore. Le stele Mellerio

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Volume acquistabile in pre-ordine inviando una email a editoria@graficheantiga.it

Il 5 maggio 2022 inaugurerà al Museo Gypsotheca Antonio Canova di Possagno (Treviso) il secondo appuntamento espositivo degli Anniversari Canoviani, iniziativa che celebra i 200 anni dalla morte del genio del Neoclassicismo. La mostra “Canova e il dolore. Le stele Mellerio. Il rinnovamento della rappresentazione sepolcrale” – aperta al pubblico fino al 5 novembre 2022 – ideata da Vittorio Sgarbi e curata da Francesco Leone e Stefano Grandesso, trova il suo apice nella ricomposizione, per la prima volta dal suo smembramento, del monumento funebre Mellerio, voluto dal conte Giacomo Mellerio in memoria dei suoi cari dopo aver visitato lo studio romano di Canova. In mostra, oltre a questa straordinaria ricomposizione, si potranno ammirare opere provenienti da collezioni pubbliche e private nazionali e internazionali.

Il catalogo della mostra, riccamente illustrato, ha testi di Vittorio Sgarbi, Moira Mascotto, Francesco Leone, Stefano Grandesso e Sandro Gazzola.

 

 

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Canova, gloria trevigiana

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Canova e Treviso è una relazione tanto profonda quanto inedita. Nato trevigiano, a Possagno, è a Treviso che nacque il suo “mito” e la riscoperta critica della sua opera. Il catalogo della mostra “Canova, gloria trevigiana: dalla bellezza classica all’annuncio romantico” (14 maggio – 25 settembre 2022, Museo Bailo – Treviso) ripercorre la storia artistica di Antonio Canova legata in modo particolare al territorio veneto e la stessa esposizione canoviana dei Musei Civici di Treviso si prefigura come la più importante della stagione in Italia. Canova e la bellezza dell’antico quindi, ma anche Canova come straordinario contemporaneo annunciatore romantico. Si svela, per la prima volta al largo pubblico, una serie di reperti conservati nelle collezioni civiche, mai sino ad ora esposti, e per la prima volta le opere vengono esposte sui loro basamenti originali restaurati per l’occasione. Esposte la stele funeraria, i gruppi gentili e amorosi (Amore e Psiche), i ritratti, le incisioni, le celebrazioni canoviane, la fotografia, altri gessi e calchi: un percorso ricco di oltre 150 opere, sviluppato in 11 sezioni.

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Cesare Gerolimetto. Viaggio sentimentale

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Questo volume è pubblicato in occasione della mostra antologica che il Comune di Bassano del Grappa, dal 12 maggio al 18 luglio 2022, dedica al grande fotografo Cesare Gerolimetto, il quale ha donato alla sua città natale il suo ricchissimo archivio composto da più di settecentomila foto.

Mostra e catalogo ripercorrono gli itinerari di viaggio, e non solo, di Gerolimetto: dalla umanità al paesaggio, senza un vero nesso logico, rispettando così una sua peculiare caratteristica: “sono il bambino che si diverte”, fotograficamente inafferrabile. Nell’introduzione al volume Barbara Guidi, direttrice del Museo Civico di Bassano del Grappa (Vicenza), lo definisce così, e coglie un parallelo tra il concetto del viaggio in senso moderno di Lawrence Sterne in “Viaggio sentimentale”, nel periodo alla moda del Grand Tour, con l’attitudine di Gerolimetto ad affrontare la realtà e svelarla con la fotografia, dove l’ispirazione cede il passo allo stupore fanciullesco, al sentimento empatico impregnato di forme e di colori che restano impressi per sempre nello spettatore. I riflessi sul fiume Niger o quelli nella laguna di Venezia, le praterie del Sud-America o le colline del Veneto, hanno per lui la stessa importanza, in un meraviglioso e divertito sincretismo del vedere.

Il giornalista Paolo Coltro sul fotografo: “Un guardare la vita degli altri in modo diretto, mai sazio di quello che dà, molto più che curioso, con una ricerca del bello che non è nemmeno ricerca, è istinto. Senza filtri, artifizi, arzigogoli, trucchi o esagerazioni. La tecnica di Gerolimetto è il sentire e si riassume in una sola parola: “stupore”, che poi si traduce in “potenza visiva” per chi la sa cogliere”.

 

 

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MICHELANGELO. Sentimenti velati della Pietà

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Nuovi orizzonti si sono affacciati nello studio e approccio all’opera d’arte.
Un innovativo metodo d’indagine, risultato di circa quindici anni di ricerche scientifiche, contribuisce nell’esame della Pietà vaticana di Michelangelo Buonarroti. Il volume raccoglie gli studi scientifici svolti da Luciano Buso nell’arco di circa 12 anni, scoperti i ‘segreti’ nella Pietà vaticana. La parte più importante la fanno i volti semi celati di proposito dall’artista rinascimentale durante l’esecuzione, i quali ci tramandano ‘sentimenti velati’ sapientemente ideati con lo scopo di dare un maggiore e silente accento emotivo al già forte impatto della celebre scultura. Pietà in facciata, ma anche semi nascosta.

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