Canova, gloria trevigiana

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Canova e Treviso è una relazione tanto profonda quanto inedita. Nato trevigiano, a Possagno, è a Treviso che nacque il suo “mito” e la riscoperta critica della sua opera. Il catalogo della mostra “Canova, gloria trevigiana: dalla bellezza classica all’annuncio romantico” (14 maggio – 25 settembre 2022, Museo Bailo – Treviso) ripercorre la storia artistica di Antonio Canova legata in modo particolare al territorio veneto e la stessa esposizione canoviana dei Musei Civici di Treviso si prefigura come la più importante della stagione in Italia. Canova e la bellezza dell’antico quindi, ma anche Canova come straordinario contemporaneo annunciatore romantico. Si svela, per la prima volta al largo pubblico, una serie di reperti conservati nelle collezioni civiche, mai sino ad ora esposti, e per la prima volta le opere vengono esposte sui loro basamenti originali restaurati per l’occasione. Esposte la stele funeraria, i gruppi gentili e amorosi (Amore e Psiche), i ritratti, le incisioni, le celebrazioni canoviane, la fotografia, altri gessi e calchi: un percorso ricco di oltre 150 opere, sviluppato in 11 sezioni.

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Cesare Gerolimetto. Viaggio sentimentale

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Questo volume è pubblicato in occasione della mostra antologica che il Comune di Bassano del Grappa, dal 12 maggio al 18 luglio 2022, dedica al grande fotografo Cesare Gerolimetto, il quale ha donato alla sua città natale il suo ricchissimo archivio composto da più di settecentomila foto.

Mostra e catalogo ripercorrono gli itinerari di viaggio, e non solo, di Gerolimetto: dalla umanità al paesaggio, senza un vero nesso logico, rispettando così una sua peculiare caratteristica: “sono il bambino che si diverte”, fotograficamente inafferrabile. Nell’introduzione al volume Barbara Guidi, direttrice del Museo Civico di Bassano del Grappa (Vicenza), lo definisce così, e coglie un parallelo tra il concetto del viaggio in senso moderno di Lawrence Sterne in “Viaggio sentimentale”, nel periodo alla moda del Grand Tour, con l’attitudine di Gerolimetto ad affrontare la realtà e svelarla con la fotografia, dove l’ispirazione cede il passo allo stupore fanciullesco, al sentimento empatico impregnato di forme e di colori che restano impressi per sempre nello spettatore. I riflessi sul fiume Niger o quelli nella laguna di Venezia, le praterie del Sud-America o le colline del Veneto, hanno per lui la stessa importanza, in un meraviglioso e divertito sincretismo del vedere.

Il giornalista Paolo Coltro sul fotografo: “Un guardare la vita degli altri in modo diretto, mai sazio di quello che dà, molto più che curioso, con una ricerca del bello che non è nemmeno ricerca, è istinto. Senza filtri, artifizi, arzigogoli, trucchi o esagerazioni. La tecnica di Gerolimetto è il sentire e si riassume in una sola parola: “stupore”, che poi si traduce in “potenza visiva” per chi la sa cogliere”.

 

 

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MICHELANGELO. Sentimenti velati della Pietà

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Nuovi orizzonti si sono affacciati nello studio e approccio all’opera d’arte.
Un innovativo metodo d’indagine, risultato di circa quindici anni di ricerche scientifiche, contribuisce nell’esame della Pietà vaticana di Michelangelo Buonarroti. Il volume raccoglie gli studi scientifici svolti da Luciano Buso nell’arco di circa 12 anni, scoperti i ‘segreti’ nella Pietà vaticana. La parte più importante la fanno i volti semi celati di proposito dall’artista rinascimentale durante l’esecuzione, i quali ci tramandano ‘sentimenti velati’ sapientemente ideati con lo scopo di dare un maggiore e silente accento emotivo al già forte impatto della celebre scultura. Pietà in facciata, ma anche semi nascosta.

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Il maiale magro

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Il maiale è il simbolo di tutto ciò che ci disgusta, incarna le nostre paure per l’impurità del mondo. Se è magro sarà reietto e vergogna dell’allevamento. Grazie a un veterinario precario e intelligente fugge travestito da ragazzo e si avventura nel mondo, divenendo un ponte tra gli umani e gli animali: è il fil rouge. Un romanzo divertente e profondo che racconta il rapporto tra il bene e il male, la ricerca di un Dio incognito, reduci nazisti (pentiti!), ricette di cucina, storie di ciclisti e animali saggi, il fascino della creazione dei libri, avventure divertenti e riflessioni profonde, l’ambiguità della “Rete”. Nel finale il tono epico delle cicogne che hanno assistito alla strage di Utøya e si fanno portatrici della lotta contro i Malèfici è temperato dell’ironia che sgorga dalla conoscenza della vita vissuta come esperienza e apprendimento continuo, non avendo mai paura del dubbio che porta alla verità. Un libro da gustare con le sue storie, le sue poesie, le riflessioni che portano a scoprire un significato differente delle parole, e della potenza che esse hanno nel generare il bene e il male. Una Favola Concreta che grida e canta, un fantastico viaggio nell’Umanità.

 

Giovanni Lualdi, traduttore, scrittore invisibile, informatico, in dieci anni di lavoro ha raccolto in queste pagine la sua passione per i viaggi della fantasia, per la storia, per la geografia, alla ricerca della natura umana

 

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Gnessulógo. Poesia, pittura, territorio. Dentro alla poetica di Andrea Zanzotto

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Le suggestioni poetiche di Andrea Zanzotto in relazione con le arti figurative. L’esposizione presso il Museo del Paesaggio di Torre di Mosto (Venezia) e il libro-catalogo che l’accompagna intendono mettere in luce il profondo legame intrattenuto da Zanzotto con il mondo dell’arte, fatto di numerose collaborazioni con artisti a lui contemporanei e di rari, ma pregnanti, affondi critici e, al contempo, favorire nuove occasioni di dialogo che mettano in relazione la riflessione zanzottiana con lo sguardo portato da alcuni artisti, contemporanei e non, sul paesaggio.

Partendo principalmente dallo spunto letterario dell’opera: Galateo in bosco, il progetto si sviluppa attraverso un percorso narrativo attraverso saggi critici e opere di artisti tra i quali: Tiziano Vecellio, Wim Wenders, Giuseppe Penone, Giuseppe Santomaso, Emilio Vedova, Mario Schifano, Elio Armano e alcuni giovani artisti che si sono confrontati con le tematiche di Zanzotto e hanno realizzato per l’occasione alcune opere site-specific.

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Fragmenta. Studi trevigiani di scienze storico-artistiche e archeologiche

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Fragmenta è una nuova rivista annuale di studi e ricerche di scienze storico-artistiche e archeologiche su Treviso e il suo territorio. La pubblicazione raccoglie contributi inerenti alla storia dell’arte, all’architettura, all’archeologia, al restauro e all’economia dei beni culturali; l’ambito di studio è ricompreso nel territorio corrispondente alla provincia di Treviso o referente ad esso. L’obiettivo primario è quello di stimolare il dibattito scientifico e accademico, incoraggiando la divulgazione degli studi più aggiornati nel campo delle scienze storico-artistiche trevigiane. La qualità, l’indipendenza e la scientificità dei contributi sono garantiti attraverso l’autorevolezza del comitato scientifico e la revisione dei testi in modalità «double blind peer review». La pubblicazione della rivista si ispira al codice etico elaborato dal COPE – Best Practice Guidelines for Journal Editors. I saggi sono pubblicati in lingua italiana con abstract in lingua inglese. A completamento, segnalazioni di libri, articoli e mostre inerenti ai temi trattati.

Il progetto editoriale è nato da un comune sentire e dal desiderio dei fondatori – Rossella Riscica, Aniello Sgambati, Chiara Voltarel – di realizzare uno strumento che possa raccogliere studi di ambito storico-artistico che interessino il territorio trevigiano, nella consapevolezza dell’immenso patrimonio di valore storico – artistico, culturale e intellettuale che merita più attenzione e valorizzazione.

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Astratte. Donne e astrazione in Italia 1930-2000

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Il catalogo della mostra Astratte. Donne e astrazione in Italia 1930-2000 (Villa Olmo, Como 19 marzo – 29 maggio 2022) racconta con un approccio storico e allo stesso tempo tematico l’evoluzione dell’arte astratta in Italia con uno sguardo sull’universo femminile. Il periodo illustrato è compreso tra gli anni Trenta e gli anni Novanta del Novecento, anni in cui l’indagine verso l’astratta si declina nei gruppi e nelle tendenze comprese tra astrazione geometrica, informale, pittura analitica, astrazione postpittorica e arte programmata.

Ciascun artista è documentata da opere esemplari, di periodi in alcuni casi differenti, per illustrare la complessità e la varietà di queste ricerche. I tre saggi critici affrontano, oltre al tema della mostra, anche i rapporti con le ricerche internazionali e con la rivalutazione storico artistica dell’arte delle donne negli anni del femminismo.

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Giulia Giudice. Poesie del tempo sospeso (1981-2017)

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Una bambina gioca nelle strade del Lido di Venezia sulle note di Debussy: così comincia l’itinerario che le poesie di Giulia Giudice percorrono con leggerezza e intensa visibilità emotiva. I luoghi sono stazioni del pensiero, stazioni dalle quali il pensiero riparte a tessere una trama di cerchi, come le onde nell’acqua. Il tempo va e rifluisce; ma nella straordinaria memoria dell’autrice non ha risacche, bensì piuttosto si versa nel futuro; si fa specchio infinito.

Nelle Poesie del tempo sospeso, composte dalla raccolta omonima e dalla silloge Se appena la mattina non diluvia, la storia personale diventa lettura di quella cosmica, la città è immagine della civiltà in una misura che tempera la sagace tensione all’oltre con l’ironia.

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Di Venere. Dal segno al colore

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Acquisto volume in pre-ordine scrivendo a editoria@graficheantiga.it

“Di Venere. Dal segno al colore”, a cura di Dino Marangon, è il titolo del volume e della mostra dedicati a Giorgio Di Venere (Mestre, 1927), incisore e pittore, il quale è stato presente a innumerevoli esposizioni in Italia e all’estero con l’Associazione Incisori Veneti, con mostre personali di pittura e di grafica.

Dalla produzione artistica degli anni Sessanta, animata da pescatori, severi nelle forme e raccolti nella composizione, intenti a narrare la fatica della quotidianità, gli anni Ottanta conducono Di Venere a realizzare incisioni monocrome raffinatissime e colorate visioni di periferie, nelle quali si integravano figurazione e campiture geometrizzanti. Negli anni Novanta la stilizzazione si fa sempre più essenziale nelle forme, fino agli inizi del nuovo millennio, a dare forma all’infinito, a farci vedere l’invisibile, scoprendo tratti metafisici nella quotidianità: ora la sagoma di una chiesa, ora i profili di affascinanti isole, ora scorci veneziani che profumano di ricordi ed emozioni.

Si potrebbero cercare riferimenti con i grandi pittori del Novecento, ma in realtà l’artista, sfruttando appieno le caratteristiche delle differenti possibilità delle tecniche e dei materiali, darà vita a una vasta varietà di linee, di forme, di piani, solo apparentemente semplici ed elementari, in realtà liricamente calibratissimi. Il tutto costruito tramite la fluida e pervasiva energia di un colore duttile e cristallino, che rifacendosi alla caratteristica capacità di inglobare in sé l’aria e lo spazio tipica della grande tradizione della pittura veneta, è altresì corroborata da una personale rimeditazione della lezione cezanniana, pur in una significativa vivacità e varietà di accenti.

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Trame giapponesi. Japanese Tales

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Acquisto volume in pre-ordine scrivendo a editoria@graficheantiga.it

Il catalogo si compone di alcuni saggi introduttivi dei maggiori studiosi del teatro Nō in Italia, sulla rappresentazione, i costumi, gli strumenti musicali che accompagnano la performance e sul primo spettacolo di teatro Nō tenutosi a Venezia nel 1954.

Nella collezione del Museo d’Arte Orientale di Venezia si conservano xilografie dei maggiori autori dell’Ottocento come Hokusai e Hiroshige, alcune delle quali raffiguranti storie e leggende che diedero origine ai drammi più noti del teatro Nō, che accompagnano l’esposizione dei costumi e degli strumenti musicali. Il Museo possiede sontuosi costumi in seta e oro, abitualmente non visibili al pubblico per motivi di conservazione, che nel volume Trame Giapponesi sono pubblicati con le loro schede tessili: tra questi kariginu, atsuita, karaori, hangire, oguchibakama. In contrasto con la sobrietà della scenografia, ridotta all’essenziale, i costumi degli attori spiccano per fasto e preziosità, catalizzando prepotentemente l’attenzione del pubblico.

Il volume riporta inoltre gli strumenti musicali dell’hayashi, l’ensamble Nō, ovvero il flauto e le tre diverse percussioni (otsuzumi, kotsuzumi, taiko), che sono eccellenti pezzi artistici in legno laccato e pelle. La pubblicazione è completata da una scelta di fotografie di Fabio Massimo Fioravanti, fotografo che da anni si dedica alle riprese del teatro Nō in Giappone.

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