Nuova mostra antologica per Francesco Stefanini, artista di respiro internazionale.
Sessanta quadri di grande formato saranno esposti a Palazzo Mediceo di Seravezza (LU), per una personale che apre una significativa finestra sull’arte contemporanea, a cura di Stefano Cecchetto e Giuseppe Cordoni, organizzata da Costantino Paolicchi e promossa dalla Fondazione Terre Medicee e dal Comune di Seravezza.
La mostra sarà aperta al pubblico dal 6 agosto al 2 ottobre 2022 compresi.
Il catalogo della mostra contiene un’antologia critica dei lavori di Francesco Stefanini, con contributi scritti da critici d’arte, storici dell’arte e autori vari.
Francesco Stefanini – classe 1948 – dal 1985 è presente nelle più raffinate collezioni d’arte contemporanea, e dagli anni Novanta inizia la sua consacrazione internazionale con le personali a Tokyo, Zagabria, Salisburgo, Praga, Vienna, Budapest, Mannheim, New York, Pechino, Brisbane, Sarajevo, Buenos Aires, Perth.
750 proverbi in dialetto, tradotti in italiano e poi in spagnolo. In principio è stato il desiderio di difendere la cultura di un territorio, di cui la lingua è l’elemento più identificante, lo specchio più vero. Le espressioni popolari ne raccontano la saggezza e le tradizioni, la struttura familiare e l’alimentazione, la religiosità e l’economia, la società e la moralità, l’ironia e le superstizioni.
L’occasione si ripresenta con l’ormai storico legame con Chipilo, la comunità messicana dove, dopo 140 anni dalla fondazione, tutti quegli elementi persistono, pur adeguatisi a nuove situazioni, riconducendo senza alcun dubbio alle origini: il Veneto prealpino, tra Trevigiano e Bellunese. L’obiettivo, invece, è di respiro più ampio e molto ambizioso: tentare di raggiungere, quasi tendere una mano a quanti più veneti possibile, diffusi in tutta Italia, e davvero in tutto il mondo. Ecco che la traduzione dei testi anche in spagnolo può contribuire ulteriormente alla salvaguardia di legami tanto profondi e delicati.
“… Di cime lei ne ha senz’altro toccate più di me. Lassù, sulla vetta, abbiamo però entrambe capito che non c’è nulla da trovare. Quello che cerchiamo è dentro di noi. Tuttavia, per alcuni, per trovarlo bisogna salire. Perciò per capire cosa lei vorrà fare e quali saranno le decisioni da prendere, credo che dovrà salire ancora una volta. Oppure lo farò io per lei.”
Francesca Gambino è nata nel 1962, vive nella provincia di Treviso. Per Antiga Edizioni ha pubblicatoImpressioni di montagna (2019).
Augusto Murer, schivo protagonista della scultura italiana del Novecento, viene celebrato in una intensa retrospettiva al Museo di Palazzo Fulcis, a Belluno, dal 30 giugno al 18 settembre 2022.
La mostra, accompagnata dal catologo a cura di Dino Marangon ed edito da Antiga Edizioni, è il momento di punta delle Celebrazioni che la Regione del Veneto, la Provincia di Belluno e i Comuni di Belluno e di Falcade (dove ha sede il Museo Murer e dove l’artista è nato il 21 maggio del 1922), con Longarone Fiere, hanno voluto per ricordare un artista che, come evidenzia Elio Armano – direttore artistico delle Celebrazioni – non fu “solo” un grande scultore ma anche un uomo, e un intellettuale, che si immerse nella storia del suo tempo.
Murer è noto ai più per i grandi bronzi espressionisti. Dal monumento realizzato nel 1968 a Vittorio Veneto per il cinquantesimo della prima guerra mondiale, alla grande figura in bronzo del 1974 sulla sommità del Grappa, al celebre monumento alla “Partigiana”, realizzato in collaborazione con Carlo Scarpa per essere collocato lungo la Riva che conduce ai Giardini della Biennale. Un pathos, che si ritrova anche in tanti lavori religiosi, come il grande portale della chiesa di Caxias do Sul, dedicato all’epopea degli emigranti veneti in Brasile.
Castelli in Aria è la collana editoriale che racconta le storie dei progetti speciali dell’azienda De Castelli: le testimonianze degli autori, il commento dei contributors, le immagini delle fasi di realizzazione delle opere in metallo nelle loro Officine fanno conoscere al pubblico come nascono i loro straordinari lavori.
Tracing Venice segue la ricerca di Zanellato/Bortotto, esposta a Homo Faber 2022 (Venezia) ed è un omaggio ai pavimenti musivi della Basilica di San Marco che De Castelli traduce in preziosi masaici di diversi metalli.
De Castelli porta la sua ricerca applicativa sempre all’estremo della sperimentazione innestando tecnologie all’avanguardia sull’eccellenza artigianale, con risultati inediti ed esclusivi.
Le lavorazioni inimitabili e le originali tecniche manuali messe a punto dall’azienda trevigiana, attraverso un continuo impegno di ricerca e sviluppo, sono diventate le protagoniste di un progetto nato dall’incontro tra il percorso imprenditoriale di De Castelli e quello dei designer Giorgia Zanellato e Daniele Bortotto: da questa affinità di visioni sono nate superfici uniche, che sorprendono per la loro magia realizzativa e parlano di una storia millenaria.
Il volume di Maria Luisa Parolin Laboratori di scultura Oggi è un omaggio appassionato all’arte e ad Antonio Canova, realizzato per promuovere lo sviluppo di laboratori innovativi, non solo a scuola. Il libro parte proprio da due opere, tra le più belle dell’artista veneto: Paolina Borghese ed Ebe danzante, per un progetto didattico unico nel suo genere, in cui trovano spazio metodologie e attività laboratoriali che hanno lo scopo di sviluppare la cultura e l’educazione alla contemporaneità legata alla scultura. L’autrice, esperta d’arte e docente, illustra con immagini e testi esperienze di attività, dove l’arte canoviana diventa un modello di come si possa declinare in maniera diversa il fare scultura oggi. Un libro accattivante nei contenuti e nella grafica, corredato di un ricco e strutturato glossario, che insegna e allo stesso tempo diverte, per instillare nel lettore la voglia di provare, di creare.
Maria Luisa Parolin, diplomata in scultura all’Accademia di Belle Arti di Venezia, si è laureata in Storia dell’arte all’Università di Bologna con una tesi sulle metodologie e tecnologie digitali per la didattica su Antonio Canova.Ha insegnato arte e immagine nella scuola secondaria di primo grado e oggi detiene la cattedra di discipline plastiche al liceo artistico. Collabora con diversi autori illustrando testi di didattica.
Vincenzo Balena (Milano, 1942) inizia l’attività artistica negli anni ’60 nel solco del realismo esistenziale, dedicandosi allo studio della morfologia animale. Dai primi anni ’70 espone con regolarità in galleria d’arte di Milano e Monza.
Negli anni ’80, suggestionato dall’opera di Pasolini, a cui dedica una serie di dipinti e sculture, l’artista entra in contatto con poeti e scrittori, quali A. Porta, G. Raboni e R. Sanesi. In particolare con quest’ultimo segue con interesse la successiva indagine della figura umana: disiecta membra, frammenti di terracotta sospesi a fili metallici.
Il cotto, la cera, il bronzo, l’alluminio, il legno: la storia più recente della scultura di Vincenzo Balena sembra strutturarsi a somiglianza di quella millenaria della civiltà, del modo in cui gli uomini hanno via via abitato la terra. Ma sono, quelle di Balena, “età” che non tanto si succedono quanto piuttosto tendono a combinarsi, a intrecciarsi fra loro; assai più che a seguire l’”evoluzione” della sua arte, il rapporto con la materia o le materie impiegate ci aiuta a capirne l’essenza, a intuire o immaginare come lui, l’artista, viva nella realtà. Niente nelle sculture di Balena è mai “trovato” nel senso che intendevano e praticavano i surrealisti; tutto, al contrario, compreso il più oscuramente naturale nei dettagli, è “prodotto” dalla sua mente e dal suo inconscio, è la conseguenza, il riflesso, la materializzazione di un suo progetto o sogno formale. Non meno di questa precisazione vale quella, apparentemente opposta, che per lui nessun progetto, nessun sogno si libera – si “scatena”, alla lettera – se non ha contatto con la materia.
La Fondazione Svizzera Pro Venezia è stata costituita nel 1972 dal Consiglio Federale per sostenere Venezia negli sforzi nel salvaguardare il suo patrimonio culturale e opera in stretto contatto con gli organi istituzionali italiani per finanziare progetti di restauro a Venezia.
In occasione del 50° anniversario della Fondazione Svizzera Pro Venezia espazium – Edizioni per la cultura della costruzione, con Edizioni Antiga, pubblicano il volume che documenta il restauro realizzato e finanziato dalla Fondazione per la cappella dei Tessitori di seta, nella Chiesa dei gesuiti a Venezia.
L’opera, curata da Fabio Cani e Graziella Zannone Milan, propone il dettaglio di tutte le operazioni conservative realizzate per questo progetto, contestualizzati all’interno delle vicende dell’ordine dei Gesuiti a Venezia, della costruzione e della decorazione della chiesa e nel quadro della realizzazione della cappella di Tessitori di seta. Si rende conto così dell’importanza del lavoro di un nutrito gruppo di progettisti, artisti e maestranze, spesso originari della Svizzera di lingua italiana.
Il restauro è poi documentato in maniera accurata grazie alle relazioni di lavoro e un’imponente corredo iconografico, che passano in rassegna tutti i vari elementi su cui si è operato e tutte le varie fasi di intervento.
Dalla storia dell’opera e del suo contesto alle tecniche di restauro, un viaggio illustrato per divulgare e valorizzare il monumento salvaguardato.
L’Istituzione Fondazione Bevilacqua La Masa ospita negli spazi della Galleria di Piazza San Marco, Venezia, la mostra personale dell’artista Francesco Stefanini (Lucca, 1948) dal titolo Nel Tempo. Opere 1972 – 2022, a cura di Stefano Cecchetto e visitabile dal 12 giugno al 10 luglio 2022.
Dagli inizi del novanta prende avvio la consacrazione internazionale di Stefanini con le personali a Tokio, Zagabria, Salisburgo, Praga, Vienna, Budapest, Mannheim, New York, Pechino, Brisbane, Sarajevo, Buenos Aires, Perth.
La mostra, curata da Stefano Cecchetto, presenta cinquanta opere che rendono conto di 50 anni di lavoro dell’artista, che all’inizio lo vede lavorare sul legno delle matrici, aggiungendo colore alle forme geometriche, poi, gradualmente, forme che si stemperano e si dissolvono in puro colore.
Il catalogo della mostra contiene un’antologia critica con scritti di Franco Solmi, Pier Carlo Santini, Vittorio Sgarbi, Marco Goldin, Flaminio Gualdoni, Elena Pontiggia, Luigi Meneghelli, Maurizio Sciaccaluga, Sandro Parmiggiani, Gianluca Marziani, Giuseppe Cordoni, Walter Guadagnini, Fabrizio D’Amico, Ennio Pouchard, Alessandra Santin, Dino Marangon.
La storia dell’Ateneo di Treviso è documentata in questo importante volume curato dal presidente emerito Giuliano Simionato. Ne emerge una testimonianza accademica densa di travagli, di identità, di apporti sullo sfondo di tempi in cui sapere, scienza e ricerca si sono confrontati in una dimensione etica rispecchiante aspirazioni e conquiste collettive. Una ricchissima eredità culturale, ripercorsa assieme agli eventi politici e sociali mediante un’ingente documentazione archivistica e bibliografica, da cui emergono nomi e particolari che svelano personaggi ed episodi della vita quotidiana, cioè di quella microstoria senza cui quella cosiddetta “grande” sfuma nelle astrazioni di una sociologia senza sicuri fondamenti entro la vicenda dell’uomo reale.