Il desiderio di non essere… Piccolo
In un pamphlet Tommaso Pellizzari critica il vincitore del premio Strega 2014. E a IlLibraio.it spiega: “Piccolo finisce per attribuire a milioni di persone di sinistra i vizi e gli errori di pochi”
“Nel suo ultimo libro Francesco Piccolo usa continuamente il noi… noi… noi… Ma Noi chi?”. Tommaso Pellizzari, giornalista del Corriere della Sera (testata, tra l’altro, con cui lo scrittore e sceneggiatore di Nanni Moretti collabora), ha appena pubblicato l’e-book Il desiderio di non essere piccolo (Terra Ferma Edizioni). E con IlLibraio.it parla di questo breve pamphlet, sorta di risposta (sempre “da sinistra”) a Il desiderio di essere come tutti (Einaudi), il libro con cui Francesco Piccolo ha vinto il premio Strega nel luglio scorso.
Pellizzari, classe ’67, parte dalla constatazione che “affermare, come fa anche Piccolo, che la sinistra italiana sia snob ed elitaria, è uno degli argomenti classici della destra. Un argomento ripetuto tanto incessantemente da convincere che sia vero anche molte persone di sinistra”. Stando a Pellizzari “Piccolo confonde una parte per il tutto. Il mondo che lui rappresenta, quello dei salotti romani e degli intellettuali, oltre a non rappresentare la mia idea di sinistra non rappresenta quella di gran parte dell’elettorato di quell’area politica”.
Pellizzari e Piccolo non si conoscono, e l’autore di Momenti di trascurabile felicità “non è stato avvertito” dell’uscita di questo e-book, come ci spiega lo stesso giornalista del Corriere (“ma sarebbe interessante poterne discutere con lui”), che ci racconta anche com’è nata l’idea dell’e-book: “La scintilla è arrivata dopo aver visto che sui social network molte persone di sinistra condividevano con entusiasmo la pagina del romanzo da Piccolo in cui l’accusa di elitarismo viene formalizzata”.
Quanto alla (furba) scelta del titolo, l’autore ammette che Il desiderio di non essere piccolo “è ovviamente ambiguo, ma il significato vero è quello che poi finisce per riassumere il senso dello scritto. E cioè che, attribuendo (con l’uso del noi) valore universale alla sua esperienza politica individuale, Piccolo finisce per attribuire a milioni di persone i vizi e gli errori di pochi”. Il che, secondo Pellizzari, vale anche considerando a posteriori il successo del libro: “Se anche tutte le decine di migliaia di persone che l’hanno comprato e letto fossero d’accordo con la sua tesi, non si tratterebbe comunque dei milioni di persone da cui la maggioranza della sinistra italiana è composta. Basti dire che diverse persone cui ho parlato di questa mia tesi (e che il libro di Piccolo l’avevano letto) sono d’accordo con me, per dire. Ma io e questi ultimi sappiamo di essere piccoli e di contare uno ciascuno. Soprattutto, lo accettiamo”.