Ville venete dovrà far rima con marketing
Una strategia per il territorio
Un libro sulle ville venete. L’ennesimo, si dirà. Ma questa volta con un modo nuovo di guardare questo indubbio patrimonio del territorio. Non una semplice strenna bensì un ulteriore tassello dell’organica strategia di marketing territoriale che punta a favorire lo sviluppo economico potenziando il settore del turismo culturale ed enogastronomico: un volume che non contiene solo storia, ma idee concrete per il futuro. Questo è il significato della nuova iniziativa editoriale promossa da FriulAdria sulle Ville Venete curata dal professor Giuseppe Barbieri dell’Università Ca’ Foscari di Venezia e realizzata dalla casa editrice veneta Terra Ferma. Il volume “Ville Venete. Un nuovo sguardo” verrà presentato oggi alle 10.30 a Villa Tiepolo Passi a Carbonera (Treviso). La visione proposta prevede l’impiego delle moderne tecnologie multimediali nella valorizzazione del patrimonio artistico e culturale, in coerenza con l’impegno decennale di FriulAdria in tale ambito. Alla presentazione interverranno il curatore Giuseppe Barbieri, il presidente di FriulAdria Antonio Scardaccio e Francesco Soletti, giornalista e professore dell’Università di Milano Bicocca.
Un lungo testo di Giuseppe Barbieri, docente di Storia dell’Arte Moderna a Ca’ Foscari, fa da spina dorsale al volume “Ville venete. Un nuovo sguardo”. Per gentile concessione dell’autore ne anticipiamo uno stralcio.
«I secoli XIX e XX modificano più radicalmente che in ogni fase storica precedente la struttura produttiva del settore primario del Vecchio Continente, e anche in Italia e nel Veneto, e ciò finisce per determinare – non potrebbe essere altrimenti – il destino del sistema delle ville. Se mi sono diffuso su questo aspetto del problema, sono due le ragioni principali. La prima, è nel non voler addebitare il dissesto del sistema solo a una distratta incuria, all’assenza di sensibilità da parte degli organi dello Stato o a intenti speculativi. Sono tutti fattori che hanno avuto responsabilità e ruoli precisi nel processo, senza costituirne tuttavia l’elemento determinante: questo non sempre compare nella sua centralità all’interno del dibattito storico-artistico. La seconda consiste nel fatto che solo una precisa coscienza dell’attualità, della non attualità, della possibile riattualità di un bene può indicare più efficaci strategie per una sua valorizzazione. Perché naturalmente non voglio dare l’impressione di ritenere poco importante la tutela e la conservazione di un patrimonio architettonico e paesaggistico senza eguali. So tuttavia che a questi edifici può nuocere l’errata percezione che li considera spesso come i frammenti di un museo diffuso, neppure particolarmente appassionante. Come vedremo, le nuove tecnologie possono aiutarci in un percorso di riattualizzazione per uno dei segni connotativi salienti, per secoli, dell’identità collettiva di questo territorio…»
(La tribuna di Treviso, La Nuova di Venezia e Mestre, Corriere delle Alpi, Il Mattino di Padova, 10 dicembre 2013)