“Canova e la danza”: la lievità restauratrice delle danzatrici alla Gipsoteca di Possagno
TREVISO aise – La Gipsoteca Museo Canova di Possagno, alle porte di Treviso, dedica una fantastica mostra alle danzatrici. A quelle creature, bellissime, che Canova creava, diremmo oggi, come antidepressivo o come antidoto al male di vivere.
Nel senso che si affidava alla loro vitalità, alla "forza della gioventù più vigorosa" che da esse prorompeva, quando sentiva avvicinarsi quello stato di prostrazione fisica e morale che lui stesso attribuiva al "male di qualche amico o alle vicende del mondo". La loro bellezza, lievità, forza scacciava ogni melanconia e ridava al maestro la joie de vivre di cui aveva bisogno. Tre le traspose in marmo che sembrano lottare con la legge di gravità, molte altre si limitò ad abbozzarle, a disegnarle o a dipingerle nelle sue coloratissime tempere.
L’idea per l’affascinante mostra di Possagno, intitolata "Canova e la danza. La danza nella scultura e nella pittura di Antonio Canova" e in programma dal 3 marzo al 30 settembre prossimi, è legata ad un risarcimento artistico e storico. L’esposizione è destinata a bissare il successo davvero clamoroso di quella recentemente dedicata alla bellezza imberbe del Principe Lubomisky.
Tra i capolavori del Museo e Gipsoteca Antonio Canova di Possagno, si conserva il gesso originale (quello su cui effettivamente lavorò Canova, affidandone poi la trasposizione in marmo ad abili collaboratori e su cui interveniva alla fine nell’intento di rappresentare "la vera carne") della Danzatrice con i cembali, eseguita per l’ambasciatore russo a Vienna Andrei Razumovskij, ora patrimonio inamovibile del Bode Musum di Berlino.
Le sensuali braccia tornite ed i cembali della Danzatrice vennero polverizzate da una granata austroungarica durante i cannoneggiamenti che colpirono Possagno, a ridosso del Monte Grappa, nel corso della Grande Guerra. Da allora l’opera protende al cielo i suoi candidi moncherini. In questi mesi, ottenuti tutti i permessi del caso, con le cautele necessarie, la Danzatrice sta tornando a suonare i suoi cembali. Il Bode Museum ha, infatti, concesso di realizzare una scansione in 3D dell’opera in marmo. E, con un procedimento inverso a quello tradizionale, sarà ricorrendo al marmo finale che si completerà il gesso originale (Reverse Engineering). L’opera berlinese, coinvolta da un incendio già nel Palazzo di Vienna, mostra delle pericolose fessurazioni e non potrà ovviamente muoversi dalla sua attuale sede.
Va annotato come l’incendio del marmo e il danneggiamento del gesso originale non siano le uniche avversità che hanno colpito o contornato queste magiche creature canoviane. Intorno a queste meraviglie vi sono storie di grandi innamoramenti, come quello dell’Imperatrice Josephine de Behaurnais che volle per se la Danzatrice con le mani sui fianchi, la stessa che al Salone parigino del 1813 "fa impazzir tutti" o l’altra delle tre la Danzatrice con dito al mento commissionata dal Conte Manzoni che non riuscì mai a godersela perché nel frattempo venne assassinato.
Le Danzatrici trasmettevano evidentemente positività, forza, giovinezza e ammaliavano non solo Canova. Tant’è che l’artista fu costretto a farne diverse repliche e molte altre vennero realizzate negli anni successivi, issate a trasmettere bellezza e grazia in luoghi, i più diversi, dalla Stazione Centrale dei Telefoni di San Pietroburgo sino al Messico o a Cuba o al Canada.
Nessuno degli originali delle tre Danzatrice sarà a Possagno. Di quella con i cembali si è detto: è a Berlino, ma non può essere spostata dalla sua sede perché fessurata; La Danzatrice voluta da Giuseppina Bonaparte venne acquistata da Alessandro I di Russia e giunse a San Pietroburgo proprio nei più tragici momenti del 1818, trovando poi collocazione definitiva e inamovibile nel nuovo Ermitage. Della terza si è perduta ogni traccia, anche se talvolta copie vengono riproposte come l’originale, purtroppo senza seguito scientifico alcuno.
Va chiarito che il tema della danza in scultura non venne limitato da Canova alle tre Danzatrici oggetto di questa mostra. Egli rappresentò infatti altre figure che danzano, ma si trattava di dee o muse, quindi figure mitologiche, concettualmente ben diverse da queste, ragazze reali, impegnate in danze contemporanee, lontanissime dalle pur superbe rappresentazione di Ebe o di Tersicore. Queste, omaggi alla classicità, quelle iniezioni di ottimismo e forza per i momenti bui.
Regina della mostra, che sarà documentata nel prezioso catalogo Terra Ferma Edizioni, sarà la danzatrice restaurata, affiancata, come in una grande festa da ballo a corte, da un nugolo di 50 meravigliose fanciulle danzanti. (aise)