«Dino, un furbastro. Ne arriveranno altri»

07.12.2010

[Il Giornale di Vicenza]

Oggi alle 18.30 nella libreria Galla si presenterà il libro scritto dal comandante della Forestale Daniele Zovi sul plantigrado, protagonista dell’estate. «È stata un’estate complessa con troppa confusione. Il libro è servito a mettere ordine: i nostri monti stanno cambiando fauna»

Vicenza. Dino nel cuore. Con le sue scorribande, i suoi spostamenti, le sue leggende. Voleva mettere ordine Daniele Zovi, 58 anni, comandante del Corpo Forestale di Vicenza, su una vicenda che si è trasformata nel più classico dei tormentoni estivi. L’orso bruno che ha ammazzato 14 asini tra Vicenza e Verona, che ha scorrazzato distruggendo arnie, lasciando tracce nei luoghi più disparati e, poi, finendo addirittura in pentola… «Avevo voglia di raccontare. Di mettere ordine. Di parlare di un animale che è il re delle nostre valli. E del quale- spiega Zovi- ci dovremo abituare perchè gli orsi torneranno». Abbandona per qualche ora i panni di comandante e Zovi mostra la sua pubblicazione: "Storia di Dino e altri orsi", edito da Terra Ferma. «C’era bisogno di chiarezza dopo quanto accaduto quest’estate. Ho vestito i panni del ricercatore che ha sopportato cadute e ferite , ma che, comunque, è rimasto in piedi inseguendo la verità. Come gli uomini di montagna fanno fare: slacciando il cuore. E io sono un altopianese».
Scrivere per…
«Per non creare allarmismo, per sgomberare il campo da false notizie».
Partiamo dal nome?
È ispirato a Dino Buzzati e i colleghi bellunesi hanno attinto ad un suo libro: "La famosa invasione degli orsi in Sicilia", edito nel 1945.
La sua prima apparizione nel Veneto?
Risale al 2009 a Fiera del Primiero. Arrivava dalla Slovenia, forse per sfuggire all’affollamento dei suoi simili. In un piccolo fazzoletto di terra, ai confini tra Gorizia e Trieste ce ne sono circa 400. Dino si mette in marcia verso ovest, attraversa Friuli e Veneto passando per il Cadore. Lascia qualche traccia ad Auronzo: escrementi. Ma la zona non gli piace e si spinge fino a Fiera del Primiero.
E lì cominciò a creare qualche problema?
Diciamo che gustava mele, carne di pecora, svuotava arnie, devastava pollai. Le greggi erano impazzite.
Ma aveva una caratteristica?
Sì, era furbo mangiava e spariva
E allora?
La provincia autonoma di Trento, visto che l’orso non apparteneva alle loro colonie, decise di seguirlo e dopo vari appostamenti lo anestetizzarono.
Lo catturarono?
Era il 15 ottobre del 2009 e pesava 175 chili. Gli misero un radiocollare che trasmetteva sia segnali satellitati (Gps) sia terrestri in (Vhf).
E poi ?
Lo rimisero in piedi, gli spararono palle di gomma e per spaventarlo utilizzarono due cani Laika della Russia europea che lo spinsero nei boschi.
Ma non se ne andò?
Diciamo che scelse il letargo e nella primavera di quest’anno apparve in Veneto, alle pendici del Grappa e poi nelle profonde valli vicentine ricche di acqua, boschi frondosi e di asinelli pascolanti.
Ne aggredì 14.
Vero, forse nessuno pensava ci fossero tanti asini dalle nostre parti. Ha continuato ad ammazzarli solo perchè non gli permettevano di mangiarli in pace. Se ne avesse divorato uno, poi non li avrebbe più toccati.
L’orso è onnivoro?
Diciamo che il 30 % della sua alimentazione è costituita da carne, per il resto si nutre di formiche, bacche, piante. Al 70% è vegetariano.
Intanto si scatena la caccia?
Che è soprattutto mediatica: giornali, internet, blog. Addirittura il New York Times se ne occupò. Allevatori preoccupati, cercatori di funghi in affanno, bambini pronti a difenderlo… Un circo dove ognuno, con la propria ricetta, voleva esprimere paura, rabbia, sorpresa, affetto e rispetto.
E poi arriva il 22 agosto con le presunte foto dell’orso Dino immortalato e catturato a Gallio…
Non ci ho mai creduto. E avevo ragione. Un cacciatore non parla, non si vanta. Conosco troppo bene la gente dell’Altopiano. Potevano averlo ammazzato in Slovenia. E poi cucinarlo. Avevamo indagato coordinati dalla procura di Bassano.
Insomma, niente era vero?
No, Dino è stato fotograto lo scorso 12 novembre da una fototrappola in Slovenia, quindi è tornato nelle sue terre.
Cosa trarre da questa storia?
Il nostro paesaggio è cambiato. Vediamo sulle nostre montagne molti più ungulati: mufloni, caprioli, camosci. E questi trascinano i grandi animali come gli orsi.
Per cui ci dovremo abituare?
Dovremo guardarli a distanza, seguirne le tracce. Già vedere quelle è uno spettacolo. E agli orsi si aggiungeranno i lupi, le linci. E poi portano bene?
Se si sogna un orso si gioca al lotto: 66 per chi lo cattura e ancora 51 per chi lo vede e 67 e 85.

Chiara Roverotto